Qui la versione integrale della lettera pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno del 19 gennaio 2016 in risposta alle dichiarazioni false e strumentali del candidato sindaco Manfredi Nappi.


Gentile Direttore,
ci troviamo costretti a replicare alle dichiarazioni del candidato sindaco Manfredi Nappi sulla delibera n. 893 del 29 dicembre 2015, che riconosce la dichiarazione d’uso civico dell’ex Asilo Filangieri.

Partiamo da un po’ più lontano. Nappi dice che l’Ex Asilo Filangieri era stato ristrutturato per diventare un “incubatore di imprese artigianali della tradizione napoletana” e addirittura paventa il rischio, per il Comune di Napoli, di incappare in sanzioni dell’Unione Europea per il cambio di destinazione d’uso. Eppure, l’immobile venne ristrutturato e assegnato (il 29 settembre 2009) alla Fondazione Forum Universale delle Culture per ben 15 anni! Nella relazione delle sue attività (2002 – I quadrimestre 2011) il Forum evidenziò la posizione strategica dell’immobile come luogo per ospitare “mostre, concerti, rappresentazioni teatrali e rassegne cinematografiche”.
Ci chiediamo, dunque, dov’era quel giorno il candidato sindaco?

Il 2 marzo 2012 il più ampio movimento nazionale di lavoratori dell’arte, della cultura e dello spettacolo, a Napoli rappresentato dal Collettivo La Balena, nato dalle proteste contro i tagli alla cultura e alla ricerca, che vide l’occupazione dei luoghi simbolo della crisi del sistema culturale italiano (Teatro Valle e Cinema Palazzo a Roma, Teatro Garibaldi a Palermo, Cavallerizza Reale a Torino ecc.), entrò nell’Ex Asilo Filangieri e per alcuni giorni lo aprì alla città con assemblee pubbliche ed eventi artistici ai quali parteciparono migliaia di cittadini. Con quella protesta si mise in evidenza la gestione privatistica, clientelare e per niente trasparente del Forum delle Culture della giunta Iervolino, l’inutilità e gli sprechi dei “grandi eventi” in ambito culturale e il sottoutilizzo dell’immobile da parte della giunta de Magistris in un periodo di profonda crisi e di mancanza di spazi per la produzione artistica e culturale. Si rivendicavano spazi pubblici aperti, non assegnati in maniera esclusiva e autogovernati direttamente da cittadini ed artisti.

Sulla scia della delibera consiliare n. 24 del 22 settembre 2011, in cui venne introdotta nello Statuto del Comune di Napoli la categoria giuridica di “bene comune”, il 25 maggio 2012 la giunta comunale approvò la delibera n. 400, che destinava l’Ex Asilo Filangieri a “luogo con utilizzo complesso in ambito culturale” e lo aprì ad una gestione partecipata con interlocutori artistici e lavoratori dell’immateriale nel solco della cultura intesa come bene comune.

La delibera approvata la scorso 29 dicembre, dunque, completa un lungo e impegnativo percorso amministrativo partecipato che rientra in un ampio dibattito nazionale sulla categoria giuridica dei beni comuni, e che vede oggi Napoli come punto di riferimento a cui guarda tutta l’Italia. Con questo atto l’immobile si conferma pubblico, non assegnato ed aperto a tutti coloro che ne hanno bisogno, compresi gli artigiani che fortunatamente non si fanno strumentalizzare dai politici del momento.

A loro, come a tutti gli artigiani, falegnami e operatori culturali del quartiere e della città che già usano gli spazi aperti de l’Asilo, facciamo appello per condividere e costruire nuovi spazi di coworking, dotando ulteriormente la struttura di strumenti funzionali alla produzione artistica. Li invitiamo a riflettere insieme sulle potenzialità, per se stessi e per il quartiere, di una struttura diventata ormai polo attrattivo eterogeneo e foriero di una molteplicità di legami e progetti.

Rileviamo inoltre che il candidato sindaco Nappi, nel citare la delibera, tralascia volutamente, per puro opportunismo elettorale, un atto fondamentale ad essa allegato: il “Dossier Asilo” in cui viene riportato il calendario integrale di questi anni di attività e i numeri dell’uso civico. In esso emergono circa 3500 attività e iniziative pubbliche gratuite o a contributo volontario; più di 130 produzioni artistiche (alcune pluripremiate) distribuite nei circuiti nazionali e internazionali; più di 800 giorni di formazione artistica tra laboratori e workshop; circa 1500 soggetti produttivi diversi che hanno utilizzato gli spazi e i mezzi dell’asilo; circa 14000 partecipazioni alla gestione diretta dell’immobile attraverso le assemblee di gestione e i tavoli di lavoro; circa 145000 fruitori fino a luglio 2015.

Dunque, l’immobile non ospita un “centro sociale”, che fortunatamente a Napoli proliferano di iniziative proprie, ma un centro artistico e culturale pubblico e plurale, ormai riconosciuto in Italia e all’estero come si può ben vedere dall’ampia rassegna stampa prodotta in questi anni.

Ci preme infine concludere – per amor di verità rispetto alle dichiarazioni nazional-popolari di alcuni esponenti politici – che, in qualunque altra città del mondo, un centro artistico e culturale pubblico in grado di registrare tali numeri e di generare un così ampio e indiretto indotto economico e sociale, costerebbe milioni di euro dei contribuenti, mentre all’Asilo, gli unici oneri sostenuti dal Comune, nei limiti delle risorse disponibili, riguardano quanto necessario per garantire un’adeguata e dovuta accessibilità al bene e lo svolgimento in sicurezza delle attività. Un processo possibile solamente grazie alla cooperazione di cittadini ed artisti, il cui valore sociale e culturale si sostanzia nello scambio di competenze e conoscenze, nell’uso collettivo e gratuito di spazi e mezzi di produzione.
Una collaborazione inedita tra arti e mestieri, grazie alle quali Napoli, oggi, con tante esperienze che si muovono in simili percorsi, è una città sempre più viva, culturalmente attiva, portatrice sana di modelli al passo con le esperienze europee più virtuose.

l’asilo
comunità di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della cultura
18 gennaio 2016

Corriere-del-Mezzogiorno---lettera-Manfredi-Nappi--18-1-2016

Le dichiarazioni di Manfedi Nappi sul Corriere del Mezzogiorno del 18-1-2016

Corriere-del-Mezzogiorno---lettera-18-1-2016

La nostra risposta sul Corriere del Mezzogiorno del 19-1-2016