Venerdì 2 marzo 2012 comincia l’occupazione del terzo piano dell’ex Asilo Filangieri di Napoli, sede del Forum Universale delle Culture, su iniziativa di un gruppo di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale che, riunitosi sin dal mese di ottobre presso L.O.S.K.A, ha formato il collettivo La Balena. Al collettivo si sono presto uniti, entrando così a far parte attivamente dell’occupazione, molte realtà studentesche e movimenti cittadini – Aula Flex, Cineforum Orientale 2.0, Comitato Casa Bene Comune, D.a.d.a, Insu^tv, Lettere Precarie, Napoli Monitor, Radio di Massa, Rete Commons, Zero81 –, singoli individui attirati dal processo in corso, nonché i movimenti e i collettivi nazionali – Arsenale di Palermo, Ex Cinema Palazzo di Roma, Lavoratori dell’Arte di Milano, S.A.L.E Docks di Venezia, Teatro Coppola di Catania, Teatro Valle Occupato di Roma – che da tempo stanno portando avanti iniziative di lotta e sviluppo di nuove dinamiche di gestione delle politiche culturali e della legislazione del welfare per i lavoratori dello spettacolo e della conoscenza.

Lʼazione doveva inizialmente durare tre giorni, prefiggendosi l’obiettivo di svelare un luogo di contraddizione e di spreco, aprirlo alla città strappandolo al nulla e avviare in esso una riflessione collettiva sui beni comuni, sul welfare e sulle politiche culturali. La grande partecipazione della cittadinanza, lʼattenzione ai temi e all’iniziativa e soprattutto l’avvio di una straordinaria pratica di aggregazione e condivisione, ha spinto gli occupanti a proseguire l’azione, mentre i lavoratori della Fondazione del Forum delle Culture, in via di liquidazione, hanno continuato a sedersi alle loro scrivanie.

Si è sentita la fortissima necessità di intensificare il confronto. Come già avvenuto in precedenza in seguito all’occupazione temporanea del Museo Madre, ci si è resi conto che la prima vera e originaria pratica di politica culturale è l’incontro, la riconnessione del tessuto culturale di una comunità che per troppo tempo ha ragionato dividendo i diversi ambiti che la compongono.
Come lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale ci si è resi conto che il cinema, il teatro, l’arte, la ricerca non possono che essere conseguenze naturali di un processo più profondo di ricostruzione di una coscienza critica comune.
Si è constatato quanto la pratica dell’occupazione e la sperimentale gestione partecipata di un bene comune dedicato alla cultura favoriscano processi propulsivi di ricompattazione della forza-lavoro immateriale e cognitiva: una grande categoria, che va dagli artisti ai ricercatori, dai lavoratori dell’arte e della conoscenza ai tecnici, lavoratori indipendenti e intermittenti senza alcun diritto riconosciuto, un vero e proprio “Quinto Stato” che, considerando il tessuto generazionale degli occupanti, vede insieme per la prima volta ventenni, trentenni e quarantenni, ed è già uno straordinario serbatoio di sviluppo sociale ed economico.
Da questi presupposti e sulle ceneri del Forum Universale delle Culture, nasce l’Asilo della Conoscenza e della Creatività, uno spazio in cui immaginare una nuova istituzionalità della cultura intesa come Bene Comune, che si differenzia dalle altre strutture pubbliche tipiche della democrazia rappresentativa in crisi e che si sforza di immaginare una nuova gestione condivisa e partecipata e che, in totale autonomia, ridefinisce tempi e priorità del proprio lavoro e sperimenta un nuovo linguaggio creativo comune.

Segnali di interesse sono arrivati anche dalle istituzioni: gli assessori alla Cultura e ai Beni Comuni del Comune di Napoli, Antonella Di Nocera e Alberto Lucarelli e successivamente il sindaco Luigi De Magistris, sono intervenuti dichiarando che le pratiche messe in atto sono in linea con il loro programma politico.
In particolare lʼassessore Lucarelli ha manifestato la volontà di intraprendere un percorso teso al riconoscimento della cultura come Bene Comune.
Consapevoli che il raggiungimento di questi obiettivi implica necessariamente un processo che ha bisogno di un tempo svincolato dalla logica delle emergenze economiche e gestionali, abbiamo invitato le amministrazioni a stare in ascolto di ciò che sta avvenendo e di prendere atto dell’anomalia dell’esperienza senza snaturarla ed incanalarla in forme giuridiche già conosciute e senza risucchiarla nel calderone delle attività del Forum delle Culture.

Dopo dieci giorni l’esperienza di occupazione si evolve.
L’Asilo della Conoscenza e della Creatività a partire dalle rotte intraprese che vanno a definire gli ambiti non negoziabili di pensiero, fruizione e produzione, continua a vivere attraverso una nuova gestione della struttura già liberata, mediante un presidio permanente.
Presidio Permanente contro ogni ipotesi di assegnazione dello spazio.
Presidio Permanente per rendere invisibile ogni barriera strutturale e per condividere questo luogo come una vera e propria piazza.

Un presidio permanente finalizzato a costituire :

Uno spazio di creazione e produzione autonomo
Il percorso di lavoro si sta sviluppando a partire dalle due risorse ad oggi disponibili dalla comunità dell’Asilo della Conoscenza e della Creatività: le competenze e lo spazio. Il co-working è sia il metodo che la pratica immediata che si sta sperimentando.

Un processo di formazione permanente
Si individuano delle tematiche e delle questioni da approfondire mediante i diversi linguaggi dell’arte e della comunicazione. Insieme ad artisti, filosofi, architetti si sono approfonditi e discussi i temi della rivolta, il rapporto tra città e grandi eventi, la geografia delle politiche culturali degli ultimi 20 anni a Napoli in Italia, le fragilità del welfare dei lavoratori dello spettacolo.

Un osservatorio sulla pianificazione e sulla gestione delle politiche culturali
Il primo compito che si è dato l’osservatorio è di monitorare e ripensare il Forum Universale delle Culture, che, da decantata possibilità per la città, si può facilmente trasformare nell’ennesima occasione persa per il rilancio delle politiche culturali del nostro territorio.

Lʼunica difficoltà data a questa istanza politica di trasformazione è stata la presentazione di una serie di difficoltà legate ad una questione meramente organizzativa, che chiama in causa la società Napoli Servizi e problemi economici relativi al prolungamento dei turni di lavoro dei dipendenti in funzione del programma delle nostre attività.
A fronte del deserto che caratterizza questo luogo da anni, abbiamo ritenuto la restrizione di orari che determina la chiusura dello spazio nelle ore serali e nei giorni festivi cavillosa e miope.
Domenica 18 marzo, domenica 25 marzo e domenica 2 aprile abbiamo trovato l’Asilo chiuso e a partire dalla rivendicazione delle nostre pratiche abbiamo riaperto lo spazio e garantito la normale attività in programmazione.
Siamo coscienti della particolarità della forma presidiale, la rivendichiamo e la difendiamo perché nata in modo spontaneo facendo i conti con il territorio nel quale stiamo agendo.
Vogliamo tuttavia precisare che siamo pronti a trasformarla nuovamente nel caso la nostra autonomia venisse messa in discussione dalle istituzioni.

Per raggiungere i tre macro obiettivi individuati abbiamo organizzato un’assemblea di gestione settimanale che si occupa di:
logistica
: trasformazione e rifunzionalizzazione dello spazio in virtù di autentiche necessità.
programmazione: rendere vivo ed attraversato il posto grazie ad una proposta culturale che si compone delle mille forme dei nostri mestieri: musica, teatro, danza, arti visive e figurative, sperimentazione di linguaggi, autoformazione, studio, produzione intellettuale, presentazioni di libri, dibattiti tematici, incontri ed approfondimenti culturali.
comunicazione: creare ed aumentare la rete delle interconnessioni con le diverse realtà culturali attive sul territorio locale e nazionale; coinvolgere il quartiere alle iniziative e alle nuove visioni di autogestione, agevolare la creazione di piattaforme per lo scambio di informazioni interne; costruzione e rafforzamento della rete nazionale per individuare fronti comuni di lotta.

Abbiamo, inoltre, pensato ad un’assemblea cittadina all’incirca ogni mese come
momento di approfondimento, di incontro-discussione per raccogliere le esigenze e ripensare il rapporto dei cittadini con le istituzioni, anche alla luce della crisi nella quale versano le democrazie occidentali, svuotate del loro senso originario.

Il nostro auspicio è quello che nel tempo le due assemblee, gestione e cittadina, possano fondersi in un unico momento largamente condiviso, dove la pratica di gestione di un luogo sia dettata dalle necessità reali delle persone e dove i contenuti teorici che indagano concetti come quello dei beni comuni possano trovare una loro diretta concretizzazione.