giovedì 20 aprile 2017 ore 18.30 – l’Asilo

Diggers

un libro di Alice Gaillard

Presentiamo all’Asilo il libro di Alice Gaillard Diggers – Rivoluzione e controcultura a San Francisco 1966-1968.
Partecipa il curatore dell’edizione italiana – Nautilus autoproduzioni

Settembre 1966: entrano in scena i Diggers di San Francisco. Con il loro teatro di strada, si appropriano del piccolo quartiere di Haight Ashbury, e con la forza attrattiva delle loro performance e le parole rivoltose dei loro volantini trasformano i giovani che si ritrovano qui in una moltitudine che agisce, conquistata alla loro sovversione. Hippies, perché vivendo tra gli Hippies, praticando come loro le droghe allucinogene come via verso l’emancipazione, i Diggers, dealer di un «acido sociale», sputano vetriolo su questa comunità vagheggiata dai mass media e maledicono il suo carattere apolitico e l’individualismo estatico della sedicente rivoluzione psichedelica.

Il volume descrive una generazione politicizzata che entra in rivolta, unita a una generazione edonista che entra in estasi sotto l’effetto dell’LSD, entra in amore sotto l’effetto di una pillola che libera finalmente la sessualità dalla costrizione della riproduzione, entra in fratellanza attraverso il rifiuto della competizione capitalistica: i baby-boomer Statunitensi tesseranno la loro rivolta sul territorio dello Stato più ricco del paese, la California, tracciando la strada per tutte le rivolte degli anni sessanta in Europa. I più lucidi, e radicali tra essi si stringeranno intorno ai Diggers, un gruppo di libertari ed anarchici che teorizzano città libere, praticano la gratuità, il rifiuto della proprietà, della competizione, dell’omologazione ai valori dello stato più ricco del mondo.

Nella baia di San Francisco nella seconda metà degli anni Sessanta esplode la più grande rivolta che gli Stati Uniti d’America hanno vissuto nel xx secolo. Una rivolta contro il militarismo, contro le discriminazioni razziali, contro quelle sessuali, contro un modello di vita votato all’accumulazione di denaro e informato su valori disumanizzanti. A portarla avanti è una generazione -quella dei ventenni – che rappresenta il 40% dell’intera popolazione degli Stati uniti, che non ne vuole sapere di guerre, di competizione, di discriminazione razziali, che sta provando nella pratica quotidiana a ribaltare questi valori sostituendoli con altri. A contribuire a questo cambiamento partecipano artisti di ogni settore compresi gli attori e in particolare quelli che praticano il teatro di strada. E’ in quest’ambito che nascono i Diggers che nel breve volgere di qualche mese riescono a trasformare la rappresentazione scenica in realtà vissuta, operando il superamento dello spettacolo in vita vissuta. La città non è più solo un palcoscenico su cui esibirirsi, ma si trasforma in esperimento concreto del cambiamento sociale auspicato da questi rivoluzionari. Ad Haight Ashbury, un quartiere di san Francisco, la critica scenica alla proprietà si trasforma in gratuità reale e diffusa all’un’intero quartiere, quella ai valori discriminatori in pratiche di condivisione e reciprocità.

In ogni città del mondo c’è un underground competitivo e frammentario, composto di gruppi i cui obiettivi si sovrappongono, entrano in conflitto e in generale finiscono per fiaccare lo slancio verso l’autonomia. Oggi tutti abbiamo armi, sappiamo usarle, conosciamo il nostro nemico e siamo pronti a difenderci. Sappiamo che non ci lasceremo più mettere i piedi in testa da nessuno. Perciò è giunto il momento di agire in modo più deciso per dedicarci alla creazione di città libere nelle aree urbane del mondo occidentale.
[…] A questo punto della nostra rivoluzione è indispensabile che le famiglie, le comuni, le organizzazioni di neri e le bande di ogni città in America si coordinino per creare Città libere in cui qualsiasi cosa necessaria possa essere ottenuta gratuitamente da chi partecipa alle varie attività dei singoli gruppi.

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all’Asilo i concerti, gli spettacoli, le proiezioni, gli incontri sono ad ingresso libero. È gradito un contributo a piacere che serve ad abbattere le spese minime e a dotare gli spazi dei mezzi di produzione necessari ai lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale per produrre arte e cultura.