Sabato 29 febbraio | ore 21 | l’Asilo

Kobarid

Proiezione del film e dibattito

proiezione di:
KOBARID
(Italia, 2019, 100’)
di Christian Carmosino Mereu
con la voce narrante di Alessio Boni
scritto da Christian Carmosino Mereu e Marina Margioni

a seguire incontro con:
– il regista del film, Christian Carmosino Mereu
– lo storico Alessandro Barbero, autore di Caporetto (Laterza, 2017)

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Da una parte le immagini in apparenza indifferenti della Caporetto (Kobarid in sloveno) di oggi, dall’altra le storie drammatiche dei soldati che si fronteggiarono in battaglia nell’ottobre 1917, attraverso la voce di Alessio Boni. Kobarid racconta la guerra, la disfatta, il fallimento delle politiche di potenza, il massacro dei soldati e dei civili e lo fa dando voce alle montagne, ai boschi, alle trincee, alla moltitudine di anonimi soldati che nella lotta per la sopravvivenza non perdono la loro umanità, anzi riscoprono, nella terra di nessuno tra la vita e la morte, il senso di fratellanza e la solidarietà che il delirio nazionalista e bellicista aveva spazzato via.

Il film documentario di Christian Carmosino Mereu evoca la proverbiale battaglia attraverso 45 quadri corrispondenti a 45 frammenti di diari di soldati italiani e austro-ungarici. L’evocazione storica è messa in relazione con la cittadina così come si presenta oggi, esattamente un secolo dopo.

La selezione dei diari è stata fatta tra quelli di soldati illustri, come Emilio Lussu, Carlo Emilio Gadda, Curzio Malaparte, ma anche di soldati non conosciuti e perfino in alcuni casi anonimi. E tra essi non solo soldati italiani, ma anche appartenenti al “nemico” austro-ungarico. Il film dà voce agli uomini, portatori insieme della tragedia e dell’umanità gaudente che di confini non sa che farsene. In questo senso il film è un grido contro ogni guerra, rappresentata nella sua assurdità da qualsiasi lato la si voglia affrontare.

Kobarid è la voce dei senza nome e dei senza voce, dei soldati semplici gettati di fronte alla quotidianità della morte. È un inno alla vita, corale, tragico, poetico, in tempo di guerra. La voce di Kobarid è la voce delle tante guerre ancora in corso, ci racconta che ogni nuovo inizio germoglia nella disfatta.

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Christian Carmosino Mereu ha lavorato come selezionatore per numerosi festival e al Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2011 al 2015 è stato coordinatore del Premio Doc/it Professional Award e dal 2013 al 2015 ha diretto con Emma Rossi Landi “Il mese del documentario”. Come regista ha realizzato cortometraggi e documentari che hanno ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali: tra questi La lunga strada gialla (2016). Nel 2015 la sua sceneggiatura Emma e Maria è stata finalista al Premio Franco Solinas.

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Alessandro Barbero, storico e scrittore, è professore ordinario di Storia Medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale a Vercelli. Collabora con il quotidiano La Stampa e il suo speciale Tuttolibri, la rivista «Medioevo» e con l’inserto culturale del quotidiano Il Sole 24 Ore. È noto al grande pubblico anche per gli interventi televisivi nelle trasmissioni di divulgazione scientifica Il tempo e la Storia della Rai e Superquark di Piero Angela. La sua produzione, tanto specialistica quanto divulgativa, si divide fra il periodo tardoantico e medievale, e la storia militare.

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La battaglia di Caporetto venne combattuta durante la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche. Lo scontro, che cominciò alle ore 2:00 del 24 ottobre 1917, rappresenta la più grave disfatta nella storia dell’esercito italiano, tanto che, non solo nella lingua italiana, ancora oggi il termine Caporetto viene utilizzato come sinonimo di sconfitta disastrosa.
La sconfitta portò alla sostituzione del generale Luigi Cadorna (che cercò di nascondere i suoi gravi errori tattici imputando le responsabilità alla presunta viltà di alcuni reparti) con Armando Diaz. Le unità italiane si riorganizzarono abbastanza velocemente e fermarono le truppe austro-ungariche e tedesche nella successiva prima battaglia del Piave riuscendo a difendere a oltranza la nuova linea difensiva su cui aveva fatto ripiegare Cadorna.

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