tre martedì di dicembre, ore 20.00 | l’asilo

Lo sguardo dell’orrore

Rassegna di film horror

Nelle svariate declinazioni che il cinema ha avuto durante la sua storia, sicuramente una delle sue caratteristiche prime è quella di presentare uno sguardo: qualsiasi sia il prodotto finale, quello che viene mostrato è la prospettiva della cinepresa, lo scorcio da cui chi dirige vuole farci osservare una serie di eventi. Nell’horror questo sguardo talvolta ci pone in una prospettiva che ci lascia dei dubbi, da cui non possiamo osservare tutto con chiarezza, dobbiamo addentrarci nel buio per capire, avendo a disposizione qualche piccolo fascio di luce.

Dallo sguardo di un occidentale, con la certezza della sua scienza, verso un modo altro di affrontare il mistero della morte; passando per quello sprezzante della
classe alta verso chi è in basso; fino ad arrivare a come un assassino uccide freddamente le sue vittime, in questi tre film lo sguardo è come angusto, crucciato perché incapace di dare spiegazioni, svelando come l’orrore non abbia sempre bisogno dell’esplicito per insinuarsi.

Descrizione della rassegna

Martedì 3 dicembre, ore 20.00
“Il serpente e l’arcobaleno” (The serpent and the rainbow) di Wes Craven, 1988, 98’

Tratto dal romanzo dello stesso nome, scritto dall’antropologo e etnobotanico Wade Davis, che ha studiato le culture delle popolazioni indigene, e nello specifico dle romanzo si concentra sulle
tradizioni erboristiche e medicinali haitiane, nonché sulla possibilità di creare “zombi”.
Il protagonista è Dennis Allan (Bill Pullman), giovane antropologo di Harvard che si reca ad Haiti per verificare, su comissione di una causa farmaceutica, le veridicità sulla possibilità di creare “zombi”, o morti viventi. Attraverso lo sfondo del sovrannaturale, peraltro per niente esotizzato, dato che non si tratta del tipico gotico occidentale, si pone una feroce critica politica alla dittatura haitiana e all’allora dittatore François Duvalier, accompagnando il tutto con lo scoppio della rivoluzione. A ciò si aggiunge l’orrorifico della riflessione sulla morte, sui limiti della scienza di fronte a ciò che non riesce a spiegare, su cosa possa essere l’al-di-là. Un Craven particolare e insolito.

Martedì 10 dicembre, ore 20.00
“Society – The Horror” di Brian Yuzna, 1989, 98’

Primo lungometraggio per Yuzna, un body horror che non si concentra solo ed essenzialmente sull’orrorifico, poiché sottilmente si scaglia contro una specifica classe, quella alto-boghese che abita nei quartieri di Beverly Hills, che il regista stesso definirà abulica, una classe ingorda e ripugnante, informe, che divora tutto.
Il film si incentra su di una serie di allucinazioni che colpiscono il protagonista Bill Whitney (Billy Warlock), che abita in una bella casa e con una famiglia che può dargli tutto. Queste allucinazioni sono perlopiù suoni, bisbigli o risate che si sentono di notte, estremamente inquietanti. La paranoia sarà tale e talmente intensa da farci domandare se sia davver pazzo, o se davvero, come dubita, i genitori siano immischiati in qualcosa di segreto e orripilante.

Martedì 17 dicembre, ore 20.00
“Black Christmas” di Bob Clark, 1974, 98’

Finale adeguato dato il clima natalizio. Back Christmas è un film del 1974, e visto il periodo di uscita si colloca proprio in quella decade in cui gli horror cominciavano a prendere maggiore vita e sviluppo, dall’input di Zombi di Romero, distaccandosi però dai classici del cinema anni ‘30, maggiormente gotici e sovrannaturali, per orientarsi verso tematiche più “terrene”, come una gioventù che prende le distanze da una vecchia generazione conservatrice, e un serial killer maniaco. A postieriori, probabilmente antesignano degli slasher (Halloween uscirà 4 anni più tardi), il film ci mostra una casa in cui delle ragazze festeggiano allegramente il natale, quando vengono interrotte da una strana telefonata dove un uomo fa proposte oscene e minaccia di ucciderle. Il tutto in un contornato di ipocrisie tipicamente natalizie, uomini frustrato che non accettano la libertà sessuale e l’emancipazione di giovani donne e un assassino invisibile, di cui non si distingue nemmeno la voce.

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