mercoledì 26 febbraio ore 19.00 Ex Asilo Filangieri

Un giorno vennero a prendere me
e non era rimasto nessuno a protestare

Introduzione a cura di Luigi
del coordinamento “Liberiamoci dal carcere”

“Pratiche discorsive e narrazioni sociali al servizio dei dispositivi repressivi”
a cura di Alfonso della rete “Orizzonti Meridiani

“Il diritto penale del dissenso politico”
a cura di Emanuele De Franco

l’Italia, tra gli ordinamenti democratici, presenta un laboratorio originale di successione e riproduzione di dispositivi penalistici autoritari attraverso diverse stagioni storiche e tradizioni dottrinali.
Allo stesso tempo, mentre il disastro sociale generato dalla crisi stabilizza la negazione dei diritti sociali come tratto fondamentale del nostro sistema economico e istituzionale, il lungo cammino di quelle tendenze autoritarie è giunto ad un corto circuito fondamentale di negazione anche dei diritti civili, il cui aspetto più noto, drammatico e dibattuto è la vergognosa inumanità delle condizioni di detenzione nelle carceri del nostro paese e la corrispettiva proliferazione della repressione penale.
La crisi, nei suoi risvolti istituzionali, sta anche modificando gli scenari giuridici sul piano della dialettica tra dissenso politico-sociale e istanze di ordine pubblico e di difesa dello Stato, rispetto a cui si assiste alla configurazione di nuove, capillari forme di controllo che irretiscono sempre più la libertà di manifestazione e di associazione, sia sul piano fisico della gestione dei cortei, come dimostrano le incredibili misure preventive adottate negli ultimi contro-vertici europei a danno dei movimenti o su territori come Giugliano che vedono processi di dissenso di massa “sterilizzati” come problemi di mero ordine pubblico, sia su quello della libertà di pensiero, come dimostrano le crescenti attenzioni dell’ordinamento comunitario relativamente ai reati di opinione, e della giurisprudenza interna rispetto ad una proliferazione – ormai evidente – di imputazioni per reati associativi.
In ultimo, le distorsioni processuali create dal modello autoritario del diritto penale contemporaneo sono evidenti: l’abuso delle misure cautelari, in primis. Inoltre, il ruolo del processo, che da luogo mite di accertamento della responsabilità penale trapassa la sua funzione tradizionale per agganciare quella simbolico-mediatica della condanna dell’opinione pubblica, prima e a prescindere dalla sentenza del giudice.

Libertà per tutti e tutte!
Libertà per gli abitanti di Giugliano, i disoccupati napoletani, gli attivisti del movimento di lotta per la casa romana…

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