Il teatro dell’Asilo, costruito con il lavoro volontario dei suoi abitanti, è chiuso dai sigilli dell’autorità giudiziaria. Lo spazio è stato sottratto a tutti i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e dell’immateriale che usavano per il proprio lavoro quella sala e le attrezzature, donate o acquistate dopo mesi di autofinanziamento.

Il Comune di Napoli non ha avuto il coraggio e la capacità politica di difendere l’esperienza di autogoverno e di gestione partecipata che si è svolta per dieci mesi all’Ex Asilo Filangieri, accusandoci di farne un uso privatistico e commerciale fuori dalle regole giuridiche vigenti.

Chiediamo agli artisti e agli operatori culturali che hanno attraversato gli spazi di raccontare in poche righe la loro esperienza e la loro visione dell’Asilo e di spedirla a exasilofilangieri@gmail.com

 

Parole per l’Asilo

artisti e operatori della cultura in sostegno dell’Ex Asilo Filangieri

E’ un atteggiamento vile e poco coraggioso, nel senso di coerenza, quello che questa amministrazione ha messo in atto nei confronti dell’Asilo Filangieri.

Non ho avuto molto tempo da poter dedicare a questa realtà e me ne dispiace.

Per quello che posso dire, relativamente alla bella esperienza che ho compiuto attraverso un mio progetto portato in quei luoghi, affermo fortemente che questo atto di sottrazione è un gesto offensivo nei confronti dell’intera comunità culturale della città di Napoli.

La penuria degli spazi adibiti alle attività fondamentali riguardanti la cultura di una comunità, la sempre più egotica gestione di spazi pubblici, che seppur sostenuti da fondi erogati dagli enti preposti, proprio in funzione di sostegno comune, vengono utilizzati a proprio piacimento e come piattaforma per i propri scopi utilitaristici personali, ha reso la città un deserto, una zona buia, in cui come morti viventi, i lavoratori di questo settore si aggirano alla ricerca di uno spazio in cui poter semplicemente svolgere le proprie attività.

L’Asilo non solo stava responsabilmente cercando di riparare questo guasto gestionale, ma ancor di più, materialmente e concretamente cercava strade per proposte future, azione che nessuno di coloro chiamati dalle istituzioni a farlo, mostra di praticare, soprattutto in maniera così partecipata come accadeva spesso, per fortuna ne sono testimone oculare, nei locali dell’asilo.

Insomma questo ennesimo atto di violenza amministrativa nei confronti di un così virtuoso esempio di vita e sviluppo culturale, sempre di più segna il passo di questi tempi, in cui al popolo si toglie il pane e ai poeti la pace.

Antonello Cossia

 

Perché sigillare un teatro che produce ed ospita eventi artistici e culturali vari, validi, gratuiti, destinati ad un pubblico vasto per età e per gusti? perché far sì che l’ex asilo filangieri torni ad essere un contenitore vuoto come è stato per anni? a chi piace pagare le spese, gli stipendi di funzionari e addetti a vigilanza/pulizia in un palazzo semivuoto e sottoutilizzato, come è stato per anni l’ex asilo filangieri?

Rosaria Bisceglia

 

SIG. ILLI

Il Sig. Illi è portatore di brutte notizie, notizie amare e senza futuro.

Il Sig. Illi, da sempre, adotta la soluzione della chiusura.

Il Sig. Illi rinuncia alla dialettica o, forse, non ne conosce il significato.

Il Sig. Illi è il rappresentante dell’indifferente, è colui che ubbidisce alla legge ottusa del divieto ed ignora le variabili che sono il sale della vita.

Il Sig. Illi non è altro che un ubbidiente ignorate.

Il Sig. Illi ha capito che essere ottusi non porta da nessuna parte e rimanere fermo allo stato in cui si è, è sempre meglio che esplorare nuovi itinerari.

Il Sig. Illi non è quello che si dice un esploratore.

Il Sig. Illi non conosce la bellezza, quella che “può salvare il mondo”.

Il Sig. Illi è la triste immagine dell’ amministratore di un condominio vuoto.

il Sig. Illli non sa cosa significa “bene comune”.

Il Sig. Illli alza la voce, ma è solo un povero cane incatenato che si accontenta della ciotola di riso in bianco e dell’acqua di pozzo.

Il Sig.Illi non vuole sostenere altro che la sua unica idea: il No!

Il Sig. Illi fa bene il suo mestiere.

Il Sig. Illi porta a casa il risultato.

Il Sig. Illi è fiero di se stesso.

Il Sig. Illi non sorride mai.

Il Sig. Illi non conosce le sfumature.

Il Sig.Illi conosce solo il bianco ed il nero.

E così, Il Sig. Illi ha messo in atto lo sgombero

Raffaele Di Florio

 

In quattordici anni di vita a Napoli non ero mai entrata in uno spazio reso pubblico e partecipativo dall’azione artistica, dal pensiero, dalla partecipazione al di là di ogni logica territoriale e di ogni retorica. Uno spazio che non si definisce entro un’identità rigida ma che intende costruire una grande casa per tutti  attraverso identità plurime; uno spazio che osa inventare forme di condivisione che sono prima di tutto forze di trasformazione.

Una collettività che, attraverso un luogo, ambisce a mettere in moto un processo dove la pratica artistica e la cultura siano nutrimento costante verso orizzonti,  immaginari, pensieri, possibilità me l’ero finora solo immaginata. Poi sono entrata all’Ex Asilo Filangieri con una proposta, un desiderio e una necessità. Un laboratorio di danza per incominciare lì un nuovo percorso di pratiche, scambio e confronto sulla danza e le sue mille possibili declinazioni.

Quello che ho trovato all’ assemblea di gestione è stato uno spazio aperto e inclusivo. Abbiamo deciso dei giorni ed è incominciato un viaggio. All’ improvviso ho avuto la sensazione che le mie necessità non fossero più solo mie, che creare lì uno spazio dedicato alla danza significasse inoltre aprire un dialogo costante composto da tutte le musiche, le immagini e le  parole che chiunque voglia abitare l’Asilo può costruire lì quotidianamente. Per rendere la ricerca artistica sostenibile, oggi più che mai bisogna osare, spingersi oltre il proprio: sono necessari spazi aperti e condivisi in cui interrogarsi sul politico, sulla comunità, su come – insieme – possiamo produrre, diffondere, alimentare il nostro lavoro, mettendo in comune saperi, professionalità e mezzi di produzione. Abbiamo portato un tappeto-danza e il refettorio al primo piano si è subito trasformato in mille altre possibilità, in una nuova collettività, in un agire artistico-politico, sempre e solo soffocato dalle istituzioni.

E ora?

Uno spazio così e la collettività che lo abita ha bisogno di esistere, di allargarsi e di osare alla ricerca di nuove politiche e nuove economie attraverso cui l’arte e la cultura possano davvero essere patrimonio comune.

Giulia Ferrato

 

Fare teatro a Napoli è sempre stato un atto di resistenza. E agire e creare per resistenza se da un lato produce luce (preziosa, potente, visibile da mille miglia lontano) dall’altro brucia, stanca, sfianca. Abbiamo trovato, come tante altre compagnie, asilo nel meraviglioso teatro dell’Ex Asilo Filangieri / La Balena. E’ stato un ristoro: ristoro lo spazio, allestito da artisti e per gli artisti a nuda forza di braccia e di desiderio, ristoro per il modo in cui siamo stati accolti, con un rispetto ed un ascolto che in genere si trova solo quando si fa arte fuori dall’Italia. Però forse è proprio vero che non bisogna mai crederci, che la Bellezza in questa città non è vista di buon occhio. Perché se per fortuna, giustizia e senso di decenza un sindaco fascista come Alemanno non ha mai osato ostacolare un’esperienza analoga e bellissima come quella del Teatro Valle Occupato, qui, il sindaco De Magistris non ha esitato a ostacolare e poi porre fine (con un uso vile e volgare di cavilli burocratici) ad un’esperienza civile esemplare, portata avanti nella città e per la città e che, a differenza dell’uso precedente che si faceva della struttura, non ha pesato di un solo centesimo sulle casse dell’amministrazione. Purtroppo il sindaco che ho votato e sostenuto, con una convinzione e una speranza che adesso sento come idiote, è in realtà un sindaco che chiude i Teatri. E non c’è insulto peggiore per lui. E non c’è insulto peggiore per noi.

Taverna Est Teatro

 

La nostra città si poggia sulle energie del popolo e della gente.

L’ Ex Asilo Filangieri con lo sforzo di tante persone (talvolta incidendo sull’ esistenza professionale degli appartenenti al collettivo de La Balena) da simbolo del fallimento delle amministrazioni (es. il Forum Universale Delle Culture per il quale ho lavorato in Messico in prima persona e posso testimoniare l’ assoluta differenza di gestione delle risorse)

è diventato in 10 mesi centro di aggregazione culturale e sociale senza mai chiedere appoggio esterno ma autofinanziandosi e donando alla popolazione i colori giusti per una nuova rivoluzione emotiva e culturale.

E’ vergognoso vedere ostacolato il sentimento comune di rinascita culturale di una città dal governo stesso della città…

Ho avuto la fortuna di partecipare, con i Foja, alla prima serata di finanziamento dell’ intero progetto…e per questa e tante altre ragioni sono DELUSO da quest’ ennesima dimostrazione FALLIMENTARE dell’ intera giunta comunale che si promuoveva come innovativa e libera ma si è resa ancora una volta incoerente…Dobbiamo ancora continuare a LOTTARE e non smettere di SOGNARE sentendoci dei privilegiati proprio per questo!

JAMM’ BELL’!!!

Dario Sansone

 

 

Quando è stato occupato l’ex-Asilo Filangieri non ero a Napoli.

Mi trovavo a Nairobi dove lavoro dal 2007.

Ho iniziato a occuparmi di beni comuni quando ero uno studente universitario, a quei tempi non si utilizzava questo termine, io mi battevo per il software libero ed i creative commons, è questa passione che mi ha portato in Africa. Non avevo ancora capito che il software libero è un bene comune così come lo è lo spazio pubblico, l’acqua che beviamo, i monumenti che ci hanno lasciato gli antichi Greci, ecc ecc

Con il tempo ho iniziato ad occuparmi di tematiche urbane, della lotta che ogni giorno si porta avanti nelle baraccopoli per strappare un pezzo di spazio pubblico ai piccoli mafiosi e padroncini che gestiscono il business degli affitti delle piccole baracche, e poi mi sono ritrovato a lavorare con artisti ed attivisti, quelli che aprono centri culturali nei quartieri difficili, che recuperano edifici decadenti, che riportano la vita in quartieri ormai morti con la loro vitalità e la loro arte.

Quando ho saputo che l’ex Asilo Filangieri era stato occupato

ho subito lanciato un video messaggio di solidarietà ai ragazzi che avevano compiuto l’impresa. Capivo che quella struttura era stata sottratta ad un settore pubblico che non riusciva più a garantirne l’uso, non per mancanza di fondi ma per incapacità politica e gestionale.

Ho subito compreso le potenziali ricadute dell’azione sul territorio: nuovi spettacoli, nuovo fermento, nuova cultura, nuove possibilità di sviluppo economico. Non bisognava più aver a che fare con una burocrazia incancrenita e corrotta, gli artisti si erano ripresi lo spazio ed io ero uno di loro, mi avrebbero subito capito.

Ne ho subito parlato con il direttore del Goethe Institut di Nairobi, gli ho detto Napoli è la città perfetta per il tuo progetto sullo spazio pubblico la musica l’arte. In quello stesso momento si stava discutendo su quali città includere in un bellissimo progetto di scambi culturali tra 5 città Europe e 5 città Africane, 10 Cities. Spiegai quello che stava accadendo a Napoli  ed il suo glorioso passato culturale, li convinsi subito, Napoli doveva essere una delle 5 città Europee perchè a Napoli si stavano creando delle situazioni interessanti.

Dopo qualche mese io ed il direttore eravamo all’ex Asilo Filangieri con un Dj Tedesco Andi che coordina il progetto e Marco Messina uno dei due artisti Napoletani cha abbiamo coinvolto e che da poco è tornato da Luanda la città che abbiamo gemellato con Napoli.

Avevamo già organizzato il nostro primo evento all’ex Asilo Filangieri, e per farlo mi è bastata una riunione con gli altri artisti, gli ho esposto il progetto lo hanno compreso abbiamo stabilito la data e lo abbiamo fatto. E’ bastata una semplice riunione tra pari.

Durante l’evento abbiamo ascoltato musica, abbiamo visto uno spettacolo di danza, abbiamo proiettato un film sullo spazio pubblico e l’arte a Berlino, mi sentivo vivo felice ed orgoglioso della mia città.

Andi il Dj mi ha detto, questo posto è meraviglioso qui possiamo organizzare altri concerti eventi ecc ecc.

Qualche mese dopo con altri amici con i quali ho creato un associazione culturale abbiamo organizzato una proiezione di una puntata pilota di una serie TV che ci piacerebbe produrre, hanno partecipato tantissime persone, hanno organizzato un dibattito, si è parlato del progetto, è stato un altro evento riuscito.

In questi mesi L’ex Asilo Filangieri ha costituito per me un motivo per tornare a Napoli, per organizzare cose nella mia città, per continuare a sognare.

Vincenzo Cavallo

 

I miei passaggi negli spazi dell’ ex Asilo Filangieri mi hanno lasciato l’impressione di uno dei pochi luoghi culturalmente vivi in  uno dei momenti più “stagnanti ” per la vita di questa città. Qualunque siano le ragioni, ” mettere i sigilli”  a una iniziativa così aperta e inclusiva e bella e libera come la Balena, è un “brutto” segnale per chiunque abbia a cuore la cultura.

Spero di essere a Napoli per martedi prossimo e intanto vi mando tutta la mia solidarietà.

Andrea Renzi

 

Passatemi la metafora industriale: La Balena (che in realtà rappresenta solo una parte degli “abitanti” dell’asilo) è attualmente un impianto di produzione (culturale) che sta andando a regime; siccome produce un prodotto (la cultura) in una maniera diversa, ovvero con tecniche e metodi differenti rispetto al passato, incontra tutte le difficoltà che la situazione prevede fisiologicamente: meccanismi non oleati, necessità di sperimentare, “impatto ambientale” spesso scomodo, e resistenze degli antichi padroni che producevano lo stesso prodotto (la cultura) spessissimo in maniera auto-referenziale e molto poco partecipata. Il modo migliore per un “vecchio produttore” per fermare questa “produzione concorrenziale” è il sabotaggio durante l’ascesa verso il flusso a regime, perchè, dopo questa fase, spegnere un impianto è quasi impossibile se non con la distruzione violenta dell’impianto stesso. Gli opera-(tor)-i della cultura (che per deformazione dei tanti si pensa siano solo appartenenti al mondo “artistico-umanistico”) devono difendere l’impianto fino alla sua fase di entrata a regime perchè se la produzione è progettata bene il processo può anche auto-sostenersi e andare avanti con meno sforzi (anche se non con meno impegno). Ma poi soprattutto, chi sono questi padroni e/o sabotatori ? I citati fascisti, certa sinistra o peggio i neo-populisti ? La verità invece è che all’ex asilo c’è progettualità, c’è sperimentazione, c’è trasparenza e c’è anche partecipazione, tutto si può fare meglio e si può sempre migliorare, ma per questo ci sono anche tanti strumenti (assemblea, tavoli, libera partecipazione); anche questi mancano in parte e ci sono in cantiere tante idee, ma, con certezza, non è mettendo “catene a tradimento” o citando la legalità per due birre vendute o 4 soldi spesi per le sedie…-qui aggiungo “o citando a sproposito l’uso privatistico e la deriva commerciale” (forse hanno sbagliato piano, se volete tagliate ma preferisco che lo manteniate nel testo)…-che si potrà fermare un processo realmente e non mediaticamente partecipativo.

Ciao ragazzi, ci vediamo presto

Vincenzo Benessere

 

Spazi ai quali viene dato un senso. Spazi aperti. Spazi riaperti. Aperti alle comunità. Restituiti alle città. Dove con passione e dedizione si praticano arti e cultura.

Spazi che si riempiono di bellezza, di pulizia, di onestà.

Tutto ciò, nel tempo che fino ad oggi mi è stato dato di vivere, ha sempre dato molto fastidio al potere costituito, qualunque fosse la foggia ed il colore con cui abbia preteso di vestirsi. Chissà perché? Aveva forse ragione il nostro più evidente dittatore: “Non ho inventato nulla. Ho solo dato un nome a ciò che gli italiani sono.”

Claudio Morganti

 

È assurdo dover trovare parole per dire perché è importante che l’attività dell’ Ex Asilo Filangieri continui e abbia il tempo e il luogo per svilupparsi.

Come si può spiegare la bellezza a chi non la vede?

È così difficile immaginare “nuove forme di costituzionalizzazione dal basso dei beni comuni?”

Sì, è difficile. Ma se qualcuno riesce, perché impedire il movimento di idee e opere di una società che riesce a immaginarsi civile?

Forse il problema è che costa troppo poco alle istituzioni.Non c’è il necessario sperpero di denaro utile ad alimentare il cancro della corruzione.

È evidente che la vitalità dei luoghi, la creatività delle esperienze condivise, disturba.

Impossibile arrendersi all’abuso di potere.È difficile creare ed è così semplice distruggere.

Sono con voi. Come cittadina del mondo.

Rita Frongia

 

L’asilo filangieri in questi mesi è stato un luogo di crescita culturale, civile e politica, ma soprattutto un laboratorio unico nel suo genere dove si sono sperimentate nuove forme di politica culturale rispetto al grigio contesto che ci circonda. Queste nuove pratiche di gestire spazi pubblici per il bene della cittadinanza vanno sostenute ed alimentate.

Antonio Vladimir Marino

 

L’esperienza dell’ex Asilo Filangieri è una magnifica iniziativa: il fatto che gli artisti gestiscano una struttura destinata alla cultura incrementa l’inventiva e la creatività delle giovani generazioni. Lo stare insieme in maniera interdisciplinare amplifica la creatività dei singoli e fa crescere il ruolo fondamentale della cultura in un paese vicino al disastro.

Gerardo Marotta

 

Appartengo ad una rara specie animale io, che oggi mi viene voglia di chiamare per nome: sono un bipede/critico/lungimirante/trentenne/donna/teatrante/concretamente/immateriale/manovale/vivo.

Non mi spavento a dirlo questo lungo nome, così vi invito a non spaventarvi nel leggero.

Come tutti i miei simili mi muovo nelle città camminando, zigzagando, remando pro e contro. Anche a Napoli. Soprattutto a Napoli. E poi a un certo punto mi fermo, per fabbricare sensi, gesti e parole, che sono la mia materia e il mio mestiere.

Ma per fermarmi a edificare i piccoli mondi critico/lungimiranti/teatranti/immateriali/manovali/vivi come me, necessito di un luogo – spazio fisico e mentale – in cui trascorrere la gestazione e preparare il parto delle creature, dette opere, che una volta nate restituisco alla città e agli altri bipedi che insieme a me le hanno generate.

Non possedendo habitat fisso, né nido di proprietà, chiedo continuamente asilo, e tanto e tante volte ho chiesto alla città, ricevendo sorrisi beffardi in risposta, che il mio gene critico avrebbe volentieri colpito con uno degli arti donati dal gene bipede, ma che il gene lungimirante misto a quello immateriale ha sempre pacificamente contenuto. Risultato: 0 a 0 = X.

Mi è anche capitato che altri bipedi mi aprissero il loro nido privato, permettendo così la sopravvivenza e l’evoluzione della mia specie, ma questa è faccenda squisitamente personale che mi pare si chiami amicizia/generosità/ospitalità. Molte altre volte mi è capitato di ricevere richiesta di denaro in cambio di nido a ore, quantificata in cifre più o meno alte; peccato che la mia specie non possegga una moneta ufficiale per comprare o affittare nidi.

Poi, circa otto mesi fa, nel mio quotidiano esercizio di ricerca nidi, ho incontrato un grande e luminoso palazzo nella città chiamata Napoli, che ha aperto le sue stanze a me, ai bipedi miei simili e pure a quelli dissimili. Il palazzo ci ha dato asilo. Ci siamo presentati e lui ha detto: appartengo ad una rara specie animale anch’io. Sono un ex/asilo/filangieri/la/balena/collettivo/dei lavoratori/dello/spettacolo/e/dell/immateriale.

Non mi spavento a ripeterlo questo lungo nome, così vi invito a non spaventarvi nel leggero.

Dentro le sue stanze/nido ho potuto edificare i miei piccoli mondi, ho generato, visto altre gestazioni e altri meravigliosi parti.

Non ho pagato alcun prezzo. Non mi è mai stato chiesto. Ho solo fatto quello che era nelle possibilità della mia specie perché l’Asilo splendesse e avesse meritata lunga vita. Mi dispiace sapere che bipedi di altre specie siano entrati a tappare la bocca agli abitanti dell’Asilo, miei simili

bipedi/critici/lungimiranti/teatranti/concretamente/immateriali/vivi.

Fortuna che durante l’evoluzione abbiamo imparato a cantare meravigliosamente anche con la bocca sigillata.

Il gene lungimirante scalcia prepotentemente oggi, per poter continuare ad essere vivo e moltiplicare asili su asili, proprietà pubblica generatrice di senso.

Intanto desidero dire grazie al Refettorio, alla Stanza piccola che abita alle sue spalle, alla Cappella, ai Bagni, all’Ascensore e al Terzo piano, che ora è un Teatro.

Adriana Follieri / MANOVALANZA  

 

In anni difficili, dove non si fa altro che parlare dello strapotere arrogante e famelico dei vecchi, delle poltrone occupate ad oltranza da ottuagenari della politica, di lobby e caste di intoccabili che inquinano la democrazia con clientele pluricentenarie facenti capo a sistemi baronali medievali, quasi si era persa ogni speranza di vedere difesi e tutelati i soggetti più deboli di questa società, quelli che sono stati spesso definiti parassiti, buoni a nulla, perdigiorno.

[…] Con questa presa in carico di un luogo ormai di nessuno, il Forum delle Culture, questo movimento si è dimostrato consapevole e lungimirante, perché cosciente che a costruire il futuro potranno essere soltanto loro:

il cuore pulsante di un paese antico e glorioso, la linfa ancora vitale, per fortuna, di uno stato europeo moderno, di una democrazia solida, duratura e partecipata, fondata per costituzione sulla resistenza ad ogni forma di oppressione culturale,

coloro ai quali, fosse anche solo per discendenza, siamo tenuti a dare assistenza e rispetto: gli anziani. […] E per dimostrarvi il nostro appoggio e la nostra solidarietà […] abbiamo pensato di scrivere per voi l’inno ufficiale di questa magnifica balera!»

Luca Iavarone, dal discorso introduttivo all'”Inno della balera”, in occasione del concerto dei “Revenaz Quartet” tenutosi venerdì 16 marzo 2012 all’Ex Asilo Filangieri

 

Ho visto il mio maestro infuriato per la mancanza di un posto dove lavorare, trent’anni fa. Montammo la scenografia del Titanic The End in una sacrestia messa a disposizione dal parroco di una chiesetta ad Acerra. Debuttammo in uno dei primi spazi occupati sempre ad Acerra, ” Segnali di Accellerazioni ” . Ho visto nascere il Tienamment e il Damm. Ho visto nascere spettacoli in molti luoghi extrateatrali perché gli altri luoghi, dove si esercitava quest’arte, non erano per noi facilmente accessibile. A noi figli di artigiani, figli del popolo. Poveri. Dopo trent’anni la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata. Io, esattamente come il mio maestro, vago alla ricerca di uno spazio dove lavorare liberamente e, appunto esattamente come il mio maestro, mi trovo ad infuriarmi contro le istituzioni e contro questa società che tutto promette e nulla mantiene.  A questo punto della mia esistenza, a dir la verità con meraviglia, credevo di averlo trovato un luogo aperto a chiunque volesse esprimere il proprio talento, un luogo protetto dalle stesse istituzioni cittadine, protetto da quello che mi sembrava un vento politico nuovo, colorato. Da lavoratore dello spettacolo, dopo pochi mesi di permanenza all’ex Asilo Filangieri, mi sono rimboccato le maniche e dallo scorso ottobre ad oggi ho portato avanti un laboratorio multidisciplinare di formazione al teatro al quale partecipano molte persone. Come me, altri artisti hanno realizzato tanti progetti culturali, alcuni dei quali prettamente dedicati alle donne e ai ragazzi del quartiere. Spero che si trovi presto una soluzione pacifica soprattutto perché questa città ha molto bisogno di vivere in spazi dove si respira l’aria libera del confronto culturale.

Salvatore Cantalupo

 

Accanirsi su un’oasi di cultura e arte, in un deserto di illegalità e criminalità come la realtà di Napoli, fa pensare a 1000 modi in cui dovrebbero essere impiegate le forze dell’ordine. Ma non loro, ma chi prima parla di episodi di autogestione con vanto in televisione e poi se ne lava le mani, è il responsabile.

Il Teatro è incontro di uomini, e in questa definizione , tra le tante che posso essere date al Teatro, che il mio gruppo teatrale Delirio Creativo trova espressione ed è alla Balena che ha trovato libera espressione, non per lucro, non per visibilità ma per pura passione per il teatro. Sperando che almeno per questa volta, la vera rivoluzione sociale tanto auspicata per questa città avvenga sul serio e che non venga soffocata ancora una volta da sterili interessi e menzogne.

Alex Capasso

 

L’Ex Asilo Filangieri è riuscito in pochi mesi a diventare uno spazio aperto di sperimentazione culturale e artistica. Finalmente un luogo dove poter realizzare le proprie idee creative e dove poter fruire di spettacoli, concerti, film, laboratori, mostre, conferenze, eventi per adulti e bambini senza spendere un euro. Ce ne era un tale bisogno che il palazzo si è riempito di gente!!! L’amministrazione comunale avrebbe dovuto in primo luogo riconoscere questo, i bi-Sogni delle persone. Se c’è un problema di agibilità va risolto, è interesse di tutti lavorare in condizioni di sicurezza. Ma perché non cercare una soluzione politica, comune, condivisa? L’atto di repressione invece è una grave offesa alla nostra libertà e alle tantissime persone che hanno lavorato e goduto di questa esperienza.

Susanna Poole/Teatro dei Sensi Rosa Pristina

 

Ho avuto tanto da questa città, come musa ispiratrice intendo. Ogni tanto sento il dovere e il piacere di restituire una parte di ciò che ho preso; come nel rugby: avanzi verso la linea di meta e quando passi la palla, sei obbligato a passarla indietro, restituendo qualche centimetro all’avversario.

Così ho pensato di fare una serie di incontri di fotografia, gratuiti. L’Ex Asilo Filangieri è stata e sarà spero la sede dei nostri incontri. I fruitori sono ragazzi dell’accademia, anchitetti, anche persone più grandi di me, sposate e non, insegnanti, veramente una varietà di soggetti che ancora mi stupisce. Agli incontri sono venuti a mostrare il loro lavoro in maniera assolutamente gratuita Eduardo Castaldo, Giancarlo Ceraudo, Francesco Cito, e in programma ce ne sono tanti altri. Diversamente dai corsi di fotografia, il senso di questi incontri è vedere quello che fanno i grandi autori, quel è il panorama artistico fotografico contemporaneo e poi ognuno produrre un lavoro con la propria sensibilità e col proprio linguaggio con il mio aiuto e con quello degli altri fruitori. Uno scambio interessante dove tutti, credo, ci appassioniamo e impariamo, me compreso.

L’Ex Asilo Filangieri non ha mai avuto una migliore destinazione d’uso, quando entri nelle varie stanze negli spazi autorganizzati c’è un via vai di gente, che recita, si arrampica, suona, legge, guarda film che non potrebbe vedere altrove, attraverso le assemblee si organizza la settimana, il mese, per le varie attività che vengono proposte a un’assemblea aperta a tutti.

Quando alcuni anni fa si pensava che il forum delle culture potesse esistere veramente, io andai all’Asilo per vedere come si poteva fare per proporre un progetto, un’idea. Lo spazio immenso e bello era vuoto quando camminavi i passi rimbombavano, era come stare dentro il corpo di una Balena morta. Lo squallore che respirai quella mattina, non mi fece andare avanti. Girai i tacchi e tornai a casa……..

Ora la Balena è viva, respira, dentro ci sono voci di persone vere, che lavorano, ridono, si impegnano, e voi amministrazione volete uccidere la Balena, di nuovo, invece di abbracciarla, proteggerla.

Il sindaco che non merita nemmeno la maiuscola ci ha circuito con la bella promessa del bene comune. Sì circuito! Io sono stato il suo fotografo (gratis) per tutta la campagna elettorale perchè pensavo fosse una possibilità per far rivivere Napoli, ho sentito tutti i suoi interventi i suoi discorsi, sulle sporche stanze del potere e del profumo di libertà che avremmo respirato dal momento della sua elezione in poi. Ci ho creduto! Che sciocco!

Il sindaco ha abbassato la sua maschera in maniera definitiva, attraverso la potente macchina della comunicazione fa sapere all’Italia che ha liberato il lungomare e che ha fatto una pista ciclabile, che ha tolto la spazzatura, ma dimentica di comunicare che l’impianto di compostaggio non è stato fatto, che la differenziata non è partita se non nei quartieri soliti (posillipo chiaia vomero) e che il resto di Napoli è sporca e ancora alla mercè della violenza e del sopruso.

sindaco hai perso tutti quelli che ti appoggiavano sinceramente, ti restano solo pochi zerbini che non basteranno a pulirti le scarpe per quanta merda hai calpestato

mario spada

 

Abito al Centro Storico da poco, sto cambiando abitudini e mi circondo solo del necessario.

La Balena la stavo finalmente vivendo.

Con i Gentlemen’s Agreement partecipammo alla seconda serata in assoluto all’interno della sala al terzo piano, no palco, no luci, no monitor, poche cose….ma fu una gran bella serata in compagnia dei Posteggiatori Tristi e del Quartetto Papanimico. Una gran bella serata.

Poi piano piano ho visto crescere quella struttura nuova ma inutilizzata e prendere forma. Un palco enorme totalmente costruito con l’autofinanziamento, corsi a sottoscrizione libera, film SEMPRE, voglia di fare, Donald mentre Charle e Ron provano in una stanzetta…vabbuò tanti desideri.

Sono sicuro che la situazione migliorerà, sarebbe assurdo chiudere un polomone di creatività così attivo.

Non ha senso, ci vediamo martedì!

Raffaele Giglio Gentlemen’s Agreement

 

Nel marzo dello scorso anno mi trovavo a Napoli. Era domenica e per caso ho partecipato all’assemblea dove i ragazzi della Balena hanno deciso di gestire l’Ex-asilo a oltranza. Durante le ore di assembla ho vissuto un’esperienza di rilevanza fondamentale, ho visto all’opera la sperimentazione efficace di pratiche di partecipazione democratica e di organizzazione politica, ho notato una lucidità notevole nell’analisi, una densità inconsueta dei contenuti culturali. Grazie all’impostazione osservata nell’Ex-asilo ho capito che i lavoratori dell’immateriale napoletani raggruppati nell’Ex-Asilo(insieme alle pratiche realizzate a Roma dal Teatro Valle e dall’Ex-Cinema Palazzo, a Catania dal Teatro Coppola, etc.) hanno dato spazio a una delle esperienze civili e politiche più rilevanti nel nostro paese. Le occupazioni dei collettivi di lavoratori dello spettacolo hanno incarnato in questi mesi le prospettive più interessanti per contestare il complesso dei rapporti di produzione contemporanei e al tempo stesso hanno rilanciato modalità di azione proficue per favorire i processi di cambiamento entro le dinamiche capitalistiche. Sono tornato a Napoli a giugno e ho avuto modo di osservare i ragazzi della Balena al lavoro e tutte le valutazioni positive sono state confermate. Chiudere l’Ex-asilo, secondo me, nasconde una strategia molto chiara per rallentare e anestetizzare percorsi di sperimentazione politica e culturale così maturi da riuscire a collettivizzare i mezzi di produzione dello spettacolo e allo stesso tempo da costituire spazi di agibilità politica e culturale autonomi dalle concrezioni attuali delle forme invalse di democrazia rappresentativa.

Francesco Migliaccio, studente, Torino

 

Avete rimosso la polvere dalle cariatidi inanimate che sapevano di sacrestie e monasteri al cianuro.

un sentore funebre, oscuro e derelitto.

chiara copertura di carrozzoni di cui il popolo innocente non sa nulla.

voi avete ridestato e riempito di fresca energia una specie di obitorio inutile perfino ai cadaveri… ma se ne sono accorti !

adesso fate gola a chi la vostra freschezza non ha mai avuto: non si tratta di un fatto anagrafico, ma di un potenziale creativo e aggregativo che rende vogliosi gli impotenti e gli affaristi.

vogliono riappropriarsene pensando di saper fare meglio.

perderanno la battaglia di certo perchè non si sono accorti che la guerra è molto più complessa ed è fatta di tanti momenti che a loro sfuggono puntualmente.

c’è chi per insipienza arriva continuamente in ritardo sui cambiamenti, ma voi potete essere fieri di essere arrivati prima di altri e di avere portato il vostro contributo ad un mutamento epocale, una visione diversa dello spazio che grazie a voi è divenuto altro per sempre e non c’è ritorno e meno male.

ma non basta averli fregati sul tempo, bisogna che adesso si organizzi un futuro: la balena è un intelletto e non può perdere tempo a cercare un corpo in cui abitare, fosse pure e soltanto una casa.

non mollate, miei cari, non vi disperdete e soprattutto non ascoltate i secchioni che si vantano di un glorioso trascorso di resistenza (molti lo hanno semplicemente letto sui libri).

grazie per avermi fatto cogliere un umore vitale che trasuda da ogni vostra azione e che alla mia età mi ha restituito fiducia e orgoglio di appartenenza.

Eduardo Zampella (dir. diffusioneteatro)

 

Mi chiamo Fulvio ed anche io come tanti ho potuto proporre e poi presentare un

mio lavoro (documentario) presso la struttura dell’ex asilo Filangieri.

Sono stato accolto senza nessun problema e chiusura, in particolare da Elena e

Valentina. Ho condiviso la mia esperienza e spero di poterlo fare ancora in

futuro.

Vogliamo e desideriamo un luogo aperto a tutte le esperienze artistiche o meno

artistiche. La sperimentazione e l’incontro con l’altro sono l’unica strada

percorribile.

Lasciateci in pace.

Fulvio Arrichiello

 

Durante il nostro pellegrinaggio, in questo luogo abbiamo trovato asilo, assistenza, cura, fiducia, generosità.

Abbiamo attraversato un luogo dove si insegna e dove si impara, dove si dà corpo e voce a grandi e piccoli, dove si sta insieme per crescere.

Tra tanti asili senza agibilità, svetta un grande Asilo pieno di abilità!

Valorizzato da una comunità di persone Disinteressate, che si occupano delle menti, degli occhi, dei cuori, dei cervelli di altri esseri umani, questo edificio “disabile” è divenuto in pochi mesi uno spazio “abile”.

Sequestrarlo “preventivamente” è un atto ottuso, ipocrita, strumentale e ideologico. Sinonimo di elettorale.

Grazie per la dignità, l’inclusività, la gratuità. Grazie per averci accolti. Grazie per lo scambio.

Noi ci siamo. Noi, con voi, re-esistiamo!

InBalìa, Compagnia Instabile

 

L’ “evento Balena” dell’ex-Asilo Filangieri è stata una novità nel depresso clima culturale partenopeo.

Un’esperienza nuova di socializzazione artistica estranea a manipolazioni ideologiche e indirizzi politici.

Le difficoltà strutturali del progetto superate nel corso dell’attuazione lasciavano ben sperare.

Perdere quanto finora conquistato, e perderlo venendone privati dal Comune che si erge a paladino della partecipazione dal basso, significa non solo il fallimento di un progetto politico, ma la mortificazione dei buoni propositi di una società civile già fortemente umiliata nel quotidiano tentativo di emergere.

Solidarietà all’ex-Asilo

Marco Pedicini

 

Anch`io rimango perplesso dal fatto che in una citta` dove regna il

quasi totale non rispetto delle regole, dalla pirateria della strada

fino ai massimi sistemi della super criminalita`,

ci si debba accanire contro una realta`culturale positiva e

propositiva come quella dell`attuale Ex Asilo. In un tale momento di

crisi, strappare le ali a questa esperienza significherebbe un grosso

danno per la citta` , soprattutto per coloro cercano di fare e godere

dell`arte e della cultura liberamente: per gli artisti e operatori che

lavorano duramente e con onesta` sulle proposte e per tutti  i

fruitori che grazie all`Ex Asilo  hanno avuto la possibilta` di

entrare in contatto con realta` originali ed interessanti, altrimenti

schiacciate e isolate dai soliti meccanismi… Senza poi menzionare

tutti gli aspetti positivi sul dialogo, l`interazione e l`aggregazione

e che si sono visti in questo spazio in questi mesi. Saranno anche

stati commessi errori, ma non deve essere per niente facile scrivere

nuove regole di convivenza sociale e uso comune di spazi ed

assumersene la responsabilita`. Molti degli individui o associazioni

che parlano male dell`Ex Asilo e della Balena probabilmente non ci

sono mai stati o non si sono mai semplicemente proposti alle riunioni

aperte di gestione. Spero si trovi presto una soluzione, allo stesso

tempo pregherei le istituzioni e le forze dell`ordine di aggiustare il

tiro e di andare a bussare presso i tantissimi operatori materiali

dell`illegalita`che vivono e sguazzano indisturbati a Napoli e in

Campania.

Al-Maranca

 

ANIME FERITE. NOI E L’IDEALE. Napoli Torino ITALIA

ANIME FERITE era il titolo di un film di E.Dmytryck del ‘47, e ora lo è la mia anima, ferita dallo stato presente del mondo e, in particolare, dalla notizia della chiusura a Napoli del terzo piano (dove sta il teatro) dell’ex-asilo Filangeri. NOI E L’IDEALE allora titolerei. SON STATO A NAPOLI verso metà ottobre scorso 2012 (per la rassegna VENEZIA A NAPOLI con il mio film “IOLANDA TRA BIMBA E CORSARA”), e c’è stata anche una serata dedicata al mio cinema proprio lì nel teatro dell’ex-asilo Filangeri. Cioè prima si assisteva ad un pezzo di teatro molto intenso di Salvatore Cantalupo a cui succedeva la proiezione di “TERRA 1,2,3,4”, un “work in progress” del mio ultimo cinema. Il mio corto fungeva da introduzione al concerto di Joana Preiss, attrice e cantante di Paris, mia protagonista. Sia il mio lavoro sia il concerto di Joana (accompagnata al piano da Mariano Belpede, artista di Napoli), di intensità e inventiva esemplari, han trovato all’ex-asilo Filangeri un pubblico molto attento e partecipe. È così che si è pensato di progettare per l’ex Filangeri una rassegna di mio cinema nel prossimo futuro. E allora non sarà più possibile? Io ci conto molto, perchè proprio lì ho ritrovato dei carissimi amici tra gli organizzatori che appartengono alla Napoli migliore. Quella Napoli a cui io guardo da Torino dove vivo, insieme a Paris e Mumbay (Bombay) e Berlin (dove un mese fa è stato molto amato “APPASSIONATE”, il film da me girato a Napoli nel 1999) e Sao Paulo e Buenos Aires e Tokyo… Mi capita di vivere tra due o più poli (le opposte direzioni?), uno ideale e l’altro concreto-reale (ma non può essere anche più vero-reale quello che viene detto “l’ideale”?). E allora al’ex-asilo Filangeri voglio tornarci ancora col mio cinema e chi lo fa con me, con la mia LONTANE PROVINCE FILM. Chi cerca di impedirlo non sa abbastanza che io (e con me tanti) filmo  AFFINCHE’ LA BELLEZZA POSSA ESISTERE, mentre nelle orecchie risuonano le LAMENTATIONES JEREMIAE PROPHETAE di Strawinsky. E per le strade, per non sentire nominare la privacy, tengo la camera alta sopra le teste e filmo solo muri e cieli, ci son costretto, è così oggi l’Italia, il mondo. Per mettermi in comunicazione con gli altri? Gli altri, chissà… PROGETTO FILM PER INDIA. UOMINI, DEI, MENDICANTI orgogliosi.

Tonino De Bernardi, filmmaker, torino 7 – 1 – 2013

Lavoriamo da anni per diffondere parte di un patrimonio dimenticato in italia: il ballo sociale swing.

Nella prima metà del novecento era l’occasione per divertirsi come la avevano inventata gli afroamericani, in un periodo in cui a stento si faticava per campare.

Noi di Swingin’ Napoli abbiamo trovato un vuoto a Napoli, nessuno sapeva di cosa stessimo parlando quando abbiamo cominciato,

ma non c’era qualcuno che vedendoci ballare non provasse gioia e entusiasmo con noi.

Poi è stato occupato il vuoto dell’ex Asilo Filangieri, ed ecco che nelle grandi sale di quella struttura, abbiamo trovato spazio per realizzare qualcosa di mai visto prima. Perché c’erano le condizioni per farlo, sia in termini di spazio, di voglia, e di capacità.

Ciascuno che ha portato il proprio lavoro in questi mesi in quel luogo occupato, è un lavoratore che da moltissimi anni si impegna ad ottenere buoni risultati, in una realtà cittadina e governativa che mette molti ostacoli a chi vive del proprio lavoro autonomo, artigianale e onestamente guadagnato.

E ognuno di noi sa quanto impegno ci vuole a far nascere un qualcosa che abbia a che fare con la vita, e le espressioni vitali, e quanto poco ci vuole a distruggere una creatura. Ma il senso che ha,o ha avuto una nascita, quello non è mai vanificato da nessun ostacolo, nessuna gabbia, nessun sigillo; quello appartiene all’essere umani.

Aldilà delle complicazioni burocratiche o legali che vengono poste come ostacoli,

Swingin’ Napoli e tutti i ballerini di swing che ne fanno parte, desiderano che esista un luogo come l’Ex Asilo Filangieri.

Perché è stato ad oggi il posto dove abbiamo potuto realizzare qualcosa di straordinariamente coinvolgente, senza distinzioni di età, fascia sociale, appartenenza politica, o di credo religioso.

E non è questo che si auspica una valida amministrazione dalla propria cittadinanza?

Per non inciampare nei propri passi, bisogna guardare avanti.

Irene e Luca per S’Nap

 

L’Asilo è il posto dove sono nati buona parte degli spettacoli dei Posteggiatori Tristi. All’Asilo abbiamo trovato spazio per le nostre prove, strumenti, accoglienza e confronto con molti altri lavoratori dello spettacolo.

Nell’Asilo non ci siamo mai sentiti ospiti, ma parte di un processo.

Interrompere questo processo significa negare a noi e a decine di altre realtà artistiche cittadine la possibilità di autoprodursi e di crescere.

Significa rendere Napoli una città più difficile, arida, spenta.

Noi non vogliamo che il fermento culturale, che l’attuale gestione dell’Asilo ha saputo canalizzare, torni a perdersi nei mille rivoli della burocrazia, del clientelismo, del privato.

Invitiamo quindi tutti a difendere l’Asilo, prendendo parte alla assemblea di martedì alle ore 18.

Più tristi che mai, i Posteggiatori

 

In questi 10 mesi ho spesso frequentato l’Ex Asilo Filangierisia a titolo personale che come membro di diversi gruppi di lavoratori dello spettacolo e vi assicuro che parlare di “gestione privatistica e commerciale” è un’offesa alla nostra intelligenza.

Chiunque abbia mai partecipato ad una qualunque delle attività promosse ha infatti potuto constatare la grande sproporzione tra il contributo libero richiesto (per altro solo in alcuni eventi) e la quantità e la qualità dei servizi che l’Asilo offre alla cittadinanza tutta.

Chi afferma il contrario o non conosce l’asilo o è in malafede.

Voglio inoltre fare presente che questa sproporzione tra offerta e costi per l’utente è coperta da un’incalcolabile quantità di lavoro volontario svolto da decine e decine di persone.

Davide D’Alò

 

Non si può far rientrare il dentifricio in un tubetto spremuto, ma non si deve per questo rinunciare all’igiene dentale
Angelo Curti

 

Da alcune finestre dell’ex asilo filangieri si intravedono gli interni delle case di vico giuseppe maffei. Cucine, soggiorni, stanze da pranzo. Ma non si vedono per intero o per lungo tempo: il saltuario spegnersi e accendersi delle luci, i vetri appannati, gli scuri socchiusi e le tendine leggere mostrano solo dettagli. Solo qualche ombra. Questo mondo discontinuo e parziale è quello che ho visto la sera del 12 dicembre scorso, e alcune sere dei mesi precedenti, da una finestra del terzo piano ora sprangato. Forse è bene conoscere piccole parti di mondo, piuttosto che un insieme smisurato. Forse è bene vedere da una porzione di mondo e da lì immaginare il resto. Forse è bene bere birra pagando poco e farsi vedere dalle finestre di fronte. Farsi vedere a spezzoni e a intermittenza, ma tutti i giorni. Per questo va ripreso il terzo piano e vanno maledetti i sigilli.

Patrizio Esposito

 

Carissimi, in questi mesi so che avete fatto per la nostra città ed insieme ad essa quanto non ha mai fatto nessuna politica culturale delle nostre istituzioni,  Ho partecipato ad alcune assemblee, vero spazio di confronto libero, di apertura, di proposte, ed in voi ho sempre riconosciuto concreta accoglienza, voglia di fare, di condividere uno spazio che tutti sentivamo nostro e che DEVE RESTARE NOSTRO, perchè finalmente fruibile da tutti noi, artisti e cittadini. Come napoletano,  musicista della rock band CHIODO FISSO, e referente,  perchè fondatore,  del COLLETTIVO INSORGENZA MUSICA,  collettevo di musicisti e cittadiini campani, sento, di aderire al vostro appello esprimendo tutta la solidarietà mia e dei miei compagni “insorgenti”. SIAMO CON VOI: l’Asilo è un BENE COMUNE, UNO SPAZIO DI COLLETTIVITA’ CULTURALE, è anche il NOSTRO SPAZIO DA VIVERE.

Claudio Cimmino

 

Noi del gruppo Verandha abbiamo avuto la possibilità di realizzare un periodo di residenza presso l’ex Asilo, occasione durante la quale abbiamo potuto portare avanti la nostra ricerca espressiva tra mimo, danza e teatro.

Grazie all’esistenza di questa isola felice, abbiamo realizzato una performance intitolata “Ballatoio” che avremo dovuto presentare all’Ex Asilo in data 18 gennaio e che a causa dei sigilli non verrà realizata.

Nell’attesa della possibilità di presentare la performance in futuro presso l’Ex Asilo, vogliamo offrire la nostra testimonianza positiva ed il nostro totale supporto alla lotta per la sopravvivenza di questo sogno.

Siamo testimoni dell’importanza di questo spazio che sopperisce all’arida politica culturale vigente in Italia ed al quasi inesistente sostegno per i giovani gruppi teatrali che vogliono lavorare nel settore teatrale, in questa sconsolata penisola.

Con amore..

– Verandha – Donatella Dorti, Andrea Sampalmieri, Nicolangela Leopardi, Maria Francesca Spagnolo, Michela Coppola

 

Come da tempo ci si aspettava, il Comune di Napoli ha frenato per una propria strategia politico-“culturale”, le attività dell’Ex Asilo Filangieri, aggrappandosi ad appigli burocratici pretestuosi per evitare una censura ufficiale e far credere che, attraverso una collaborazione costruttiva ed un tavolo di confronto, si possa ridiscutere la programmazione del luogo e progettarla in comune accordo.

Naturalmente, la cosa è davvero impossibile, visti gli stili e le modalità che hanno caratterizzato questa “occupazione” sui generis di questo spazio pubblico da parte di tanti lavoratori dell’immateriale. Spazio che, fino a quel momento, era abbandonato a se stesso. Giovani e meno giovani, uomini e donne che con serietà, dedizione e lungimiranza, hanno saputo offrire al panorama cittadino una delle programmazioni culturali dal più ampio respiro che si siano potute mai vedere negli ultimi trent’anni. Personalmente, ho seguito con passione la rassegna dedicata al grande Cassavetes e quella sui documentari di Herzog; il festival dei diritti umani; presentazioni di ipotesi su una fiction sulla comunità africana che vive a CastelVolturno e l’anteprima di “La Bas” di Guido Lombardi ( Leone d’oro come Miglior opera prima a Venezia 2011); entrambi seguiti da feste e spettacoli africani in tema. E poi decine di spettacoli teatrali altrove introvabili; concerti di alto livello tra cui ricordo quello magico di piano solo di Checco Villani;  una delle più grandi feste post natalizie degli ultimi anni , con un migliaio di persone ad ascoltare l’Orchestra Swing pronte a ballare, ispirate da ballerini in costume che si esibivano sul palco. Eravamo dietro  San Gregorio Armeno ma, sembrava di essere in una di quelle sale statunitensi degli anni trenta dove si ballava il Charlestone…

Ecco, come diceva giustamente un signore che ha partecipato ieri all’assemblea, in questa operazione culturale (a parte una piccola fazione più radicale che si è subito ribellata…), per fortuna, e lo rinforzo; non si spande quell’aria decadente, un po’ tossica e pseudorivoluzionaria che abbiamo potuto respirare in altre occupazioni di alcuni centri sociali. No, qui c’è, e ben venga, un respiro universale. Uno spazio, degli (e per gli) artisti, oltre che per tante fasce di gente comune, per i programmatori culturali, che va oltre le etichette politiche, antagoniste o di protesta tout court. Ma, una seria programmazione che abbraccia tutti i gusti di tante fascie sociali cittadine ma, più propriamente, cosmopolite. Infatti, si son visti e si vedono spessisimo, cittadini del mondo come in  un vero “forum delle culture” realizzato. Evento per ora virtuale che, paradossalmente, avrebbe dovuto aver il motore proprio tra queste mura. Per non dire poi dell’intera programmazione che va oltre anni luce quella ( per mancanza di fondi comprensibile per l’assesorato alla cultura del comune), misera che caratterizza il respiro provinciale e la Weltschanuung (se ne hanno poi una di visione del mondo…), dell’amministrazione comunale e di quella regionale.

Ed allora, che stiamo a dire? Ci perdiamo nel capire se questa esperienza e questo processo attivato a titolo gratuito da uomini e donne che, solo attraverso una libera sottoscrizione o un contributo per le birre, riescono a finanziare gli spettacoli, possa o debba andare avanti al di là dei sigilli? Come già si sono accordati durante l’assemblea, il collettivo “La Balena” andrà avanti, pronto a fagocitare tutto il bene, le novità, le memorie, che la cultura contemporanea ci offre, ivi compresi i più “duri e puri” , legati ad una visione obsoleta dell’occupazione degli spazi pubblici, prioritaria rispetto ai contenuti stessi dell’offerta. Ma, questa è, fortunatamente, la democrazia e la “rivoluzione” reale e culturale di questo luogo magico, va ben oltre le stesse pastoie burocratico-giudiziarie in cui è stato fagocitato; oltre gli slogan un po’ appassiti di quella parte di occupanti radicali e, anni luce oltre, la presunta rivoluzione arancione, paventata dall’attuale amministrazione che, finora, ci ha profondamente deluso e che sembra, dalla pochezza del proprio respiro e dal vuoto che inizia a circondarla,  non avere prova d’appello e, quanto prima, imboccare la propria via d’estinzione.  Se vi fosse, tuttavia,  un briciolo di lungimiranza,  con uno slancio “poetico”, l’amministrazione potrebbe cogliere al volo questa opportunità per la propria legittimazione culturale da parte di tanti ingenui che, come il sottoscritto,  avevano creduto nella sua validità di rottura contro la miniculpop del furfartbassolinismo.  Avallando la programmazione libera e, sì, rivoluzionaria della Balena, mostrando al mondo quanta cultura reale esista in città. Uno slancio “poetico” che sarebbe un toccasana, per loro in primis. Che gli consentirebbe di non nascondersi dietro ad un dito a causa di futili pretesti burocratici e, sopratutto, potrebbe essere la spinta per iniziare a pensare seriamente e per davvero alla manutenzione e al decoro cittadino: riasfaltare la gran parte delle strade che sono uno schiaffo all’immaginazione per una qualsiasi ipotesi di cultura e di turismo; sviluppare una seria raccolta differenziata, affinchè sia recuperato un minimo di vivere civile; riempire di contenuti queste Ztl finora deserte, insozzate e fonte di congestionamento ed ulteriore inquinamento della città. Se e quando si farà questo, forse, l’amministrazione potrà accedere alla Cultura della Balena che toglierà essa stessa “i sigilli” dandogli libero accesso. Credo, seriamente, che siano da invertire totalmente i presupposti. E che questo ribaltamento non sia una provocazione ma, un fatto reale. Finchè non vi sarà quest’inversione di marcia, l’amministrazione continui pure a friggere e a respire pizza e mandolino sul lungomare e a gonfiare le vele del proprio narcisismo senza capire un cazzo di cosa avviene a Napoli.

Carlo Luglio, Regista e professore Accademia di belle arti  

 

 

sono stato all’ex asilo filangieri durante le vacanze natalizie, in occasione di una divertente serata jazz/swing, portato da una mia cara amica. abbiamo trovato un’atmosfera frizzante, brillante e serena come raramente se ne vedevano in città da tempo. centinaia di giovani affollavano la sala auditorium per ascoltare musica e ballare al ritmo di note d’altri tempi. alcuni ballerini, coerentemente alle atmosfere swing, indossavano abiti in stile. ingressi gestiti da un semplice servizio di filtro alla porta principale, per evitare sovraffollamenti nella sala, in un’atmosfera rilassata e collaborativa.

non vedevo napoli così dagli anni ’90, periodo in cui esplosero le occupazioni di numerosi centri sociali che diedero vita ad una scena cittadina degna delle più grandi capitali europee. non solo per il notevole salto di qualità della vita notturna, lo sciame di persone che affollava la sera e fino a notte fonda le vie di napoli in quegli anni, convinse molti ad aprire nuovi locali dando una bella mano anche alla martoriata economia cittadina e creando nuovi spazi per giovani imprenditori carichi di entusiasmo e spirito d’iniziativa. non parliamo poi della scena musicale. le occupazioni e il vivace fermento che produssero, diedero vita a tantissime band di grande successo, alcune anche di livello internazionale. i nomi li conoscete benissimo e neppure sto a ricordarveli.

ma oggi c’è addirittura qualcosa di più e forse di meglio rispetto a quegli anni.

questi ragazzi oggi non occupano solo per rivendicare il diritto politico ad uno spazio autogestito, ma occupano anche e forse soprattutto, per rivendicare quel diritto all’autodeterminazione e alla partecipazione civile che solo il lavoro può dare.

il lavoro sempre più spesso negato a moltitudini di giovani, drammaticamente incanalati in percorsi di studio sempre più privi di senso e sempre più costruiti per mungere denari, fare cassa. lauree che serviranno solo a chi ha già in famiglia una solida opportunità.

questi ragazzi si ribellano giustamente a questa visione (montiana direi) del mondo e cercano il riscatto attraverso l’azione creativa e costruttiva. semplicemente mettendo in campo le proprie competenze e le proprie capacità e lo fanno con una padronanza ed un self-control che non sempre avevo visto in campo in passato.

sono ragazzi concreti. gli ideali nelle loro mani diventano fatti. sono capaci di dare vita al nostro mondo, sono i vostri figli e sono fantastici davvero. dobbiamo dargli fiducia.

io da tanti anni vivo a milano e ho visto accadere la stessa cosa a “macao”. idee e azioni realizzate con forza, calma, determinazione e capacità. questi ragazzi sono competenti, affidiamogli il loro futuro. aiutiamoli a realizzare i loro sogni perché saranno loro a tirarci fuori dall’incubo di un mondo vuoto e ingiusto.

simone ciotola, visual designer, milano (già docente al politecnico di milano e alla scuola bauer)

 

Nei locali dell’ex Asilo Filangieri, la Banda del Torchio ha trovato un luogo di liberta’ e contaminazione artistica.

Sin dall’inizio La Bdt! ha accolto con entusiasmo l’esperimento sociale e culturale ospitato dall’edificio di via Maffei.

Dalle prime iniziative al Museo Madre, passando per l’occupazione dell’Asilo e infine strutturando la propria presenza con le consuete prove aperte, la Banda del Torchio e i lavoratori dell’immateriale hanno collaborato al comune progetto di uno spazio libero e autogestito, dedicato alle arti, alla cultura e alla commistione dei generi.

Non una torre d’avorio per poche anime belle nel cuore feritodella nostra città, ma un luogo veramente aperto a tutti, senza alcuna distinzione anagrafica, culturale, sociale.

L’esperienza delle performances quasi improvvisate della Banda hanno avvicinato alla musica principianti e professionisti, giovani, meno giovani, studenti, lavoratori, italiani, polacchi, tedeschi, ungheresi, tenuti uniti dalla volonta’ di fare musica per tutti, abbattendo ogni barriera di genere e qualunque forma di pregiudizio o presunzione.

Affinchè le arti si contaminino e contaminino prima i vicoli intorno all’ex Asilo, e a mano a mano possano  espandersi  fino alle periferie degradate della nostra città, affinchè tutta Napoli, e non solo i 3 piani di un antico edificio, divenga un enorme, creativo, produttivo e gioioso, ex Asilo Filangieri.

Dal giorno dello sgombero, per tantissimi di noi Napoli ha cambiato la sua fisionomia, per ritornare cupa, tetra, asfittica.

Sabato scorso non un sogno ci hanno sottratto, ma la realtà.

Quello che si è stato capaci di fare una volta, si è capaci di farlo sempre. Al lavoro.

La Banda del Torchio

 

Il Coordinamento dei genitori di Napoli al fianco de La Balena, Collettivo di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale/L’Asilo

In seguito al sequestro del terzo piano dell’ex Asilo Filangieri, ingiustificato atto repressivo verificatosi venerdì 4 gennaio, noi del Coordinamento genitori degli asili nido e delle scuole pubbliche napoletane esprimiamo piena solidarietà al collettivo de La Balena. Manifestiamo inoltre profondo sconcerto per le gravi e infondate motivazioni che l’amministrazione comunale ha addotto per giustificare l’azione della polizia municipale che ha posto sotto sequestro parte della struttura dell’ex Asilo, e cioè “l’uso privatistico e commerciale” che contrasterebbe con “la vocazione naturale del bene comune”.

Intendiamo, a tale proposito, testimoniare che il Coordinamento, sin dal momento della sua costituzione e per oltre due mesi, ha avuto la possibilità di riunirsi liberamente negli spazi all’ex Asilo Filangieri, senza che si verificasse alcun tentativo di ingerenza nel dibattito e nelle iniziative.

In una città come Napoli in cui è quasi inesistente la possibilità di vivere spazi sociali e di libera aggregazione, in una situazione in cui ai genitori è di fatto impossibile riunirsi, confrontarsi e discutere di scuola persino negli stessi locali delle strutture scolastiche pubbliche, pensiamo che sia necessario e doveroso esprimerci in difesa degli spazi autogestiti, luoghi in cui è possibile il confronto e la discussione e dove soprattutto si rende reale e praticabile un’organizzazione dal basso per la rivendicazione di diritti fondamentali. Solidarietà al collettivo La Balena!

Il Coordinamento dei genitori di Napoli

 

Ciao Balena,

anche se vi ho vissuto poco ma intensamente.. sono con voi perchè ritengo che solo riappropriandoci di tutti gli spazi e gli strumenti culturali potremmo finalmente uscire da questo medioevo italiano capace solo di salvaguardare i propri feudi e di mettere i sigilli all’aria comune che noi vogliamo respirare insieme.

Ed è aria pura (e non fritta!) di una rivoluzione culturale che è solo all’inizio!! Grazie per la vostra tenacia e resistenza creativa! E ci vediamo presto..

VIA I SIGILLI DALLA CULTURA!

Andrea Canova e Rabbizfilm

 

Lo spazio dei buoni incontri

Senza lamentazioni, ribellismi urlati e impotenti, arigorosa distanza dal “politico”, per meglio “vedere” e decidere, con un gesto incalcolabilmente più forte e autonomo di ogni opposizione, ché l’opporsi è ancora vincolato a ciò che contrasta, in questi mesi si è costruito all’ex asilo Filangieri uno spazio “inconcepibile”, “impossibile”. Impossibile per chi s’era abituato a credere che nessuna chance hanno in città le arti, le pratiche di  pensiero, se non c’è un potere che ti dà spazio e ti concede possibilità.

L’esperienza dell’asilo ha rotto con la logica della richiesta e dell’attesa di risposta, con la disponibilità a mettersi in balia di chi decide, con la preoccupazione che la richiesta di spazio sia compatibile con le aspettative di chi lo spazio lo amministra. Una tale logica, lo sappiamo, ha segnato la vita di molti in questi anni a Napoli e l’ha gettata in una solitudine spesso risentita e fatalista.  Ma basta che qualcuno interrompa l’andamento delle cose e il fato d’improvviso decade, mostrandosi per quel che è:  nulla di definitivo, di oggettivo, di cui si tratterebbe solo di prendere atto, ma una rinuncia volontaria, un credere nella potenza di forze superiori che renderebbero vano ogni agire.

L’esperienza dell’asilo ha interrotto il fatalismo, il sentimento di inesistenza che intristisce; ha  provato non solo che una lotta per lo spazio è praticabile, ma, più radicalmente, che ciò che era ritenuto impossibile è in verità possibile: la costruzione collettiva di uno spazio poroso, ospitale, capace di favorire ciò che è proprio delle arti: il pensiero, il pensiero all’opera. Favorire il pensiero all’opera più che l’opera. Non è una caso che l’asilo abbia ospitato, anche in contemporanea, una serie incredibile di laboratori, di pensieri all’opera, offrendo finalmente a che desideri condividere una sperimentazione –  un allestimento, una maestria, una macchinazione – uno spazio “degno”, non miserabile, come è stato detto in una delle più recenti assemblee. Uno spazio per chi voglia tentare l’acquisizione non solitaria della “virtù” artistica.

E sempre più poroso sarà lo spazio dell’asilo, quanto più darà “asilo” all’arte in quanto apparizione di “strani” concatenamenti, creazione di lingue straniere nella nostra lingua madre, spostamento dei confini e delle partizioni del sensibile. Tanto più sarà spazioso, quanto più favorirà non solo i buoni incontri tra le arti, ma anche quelli con altre pratiche, la filosofia ad esempio, come avvenuto nell’intenso e trascinante incontro con Claudio Morganti o con l’introduzione di Mario Pezzella al “Faust” di Sokurov. Occasioni grazie alle quali anche la filosofia ha potuto incontrare  ciò che non le appartiene, ma senza il cui “tocco”  non farebbe che girare a vuoto.

Dove si è dato nel passato in città uno spazio collettivamente, anonimamente, allestito per i buoni incontri, non pregiudicato da discorsi che tentassero di profittare delle pratiche ospitate, secondo interessi del tutto estranei alla singolarità di quelle prassi? Sappiamo quali “cattivi incontri” si siano fatti nelle spazi istituzionalmente dedicati alla promozioni delle arti, piegate alle esigenze della macchina comunicativa, del governo dei piaceri, dell’edificazione di un capitale d’immagine da investire nel mercato politico internazionale.

Spazio poroso non significa spazio a tutto aperto. Nulla più di uno spazio che voglia mantenersi spazioso richiede scelte rigorose, perché basta che si dia adito alla volgarità, alla stupidità, al cattivo incontro, perché lo spazio si chiuda, si faccia compatto, come compatta è la stupidità. E’ questa la posta in gioco all’asilo: insistere nella costruzione di uno spazio dei buoni incontri, che potenzino la forza di agire e sperimentare. E visto che si parla tanto di “beni comuni”, conviene affermare, proprio imparando dalla concreta esperienza dell’asilo, che il bene non è una “cosa” ma una prassi. Non qualcosa di già esistente, di cui si tratterebbe di riappropriarsi, ma innanzitutto un agire collettivo da inventare. Un agire che non preesiste alla sua comparsa. Intorno al bene-cosa si scatenano inevitabilmente dinamiche appropriative: ognuno tenta di strappare una parte, un frammento, del bene. Il bene-cosa viene “sbranato” per essere diviso tra i gruppi, gli interessi particolari, i poteri esistenti. Il bene come prassi è, all’opposto, inappropriabile e indivisibile, perché, fin quando la prassi è all’opera, essa coincide con l’autonomia e l’insieme dei gesti di chi la esercita. Per essere chiari, se c’è un bene, questo non è l’edificio “asilo filangieri”, di cui si può fare un pessimo uso, ma la pratica che lo inventa come luogo di buoni incontri.  Bene è che a Napoli ci sia stata l’esperienza dell’ex asilo Filangieri. Ed è bene che continui, all’asilo e in altri luoghi.

Maurizio Zanardi

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