sosteniamo il presidio al teatro Mercadante

25 marzo 2021

Il teatro Mercadante non è solo lo stabile di Napoli.
È un simbolo.
Le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo chiedono di essere ascoltati.
Questo è il settore che più di tutti è stato messo in ginocchio dall’inizio della pandemia.
Tre false ripartenze, a oggi.
Mentre in Francia si occupano i teatri per richiamare l’attenzione sui problemi della categoria – rispetto ai quali la pandemia ha solo avuto la funzione di scoperchiare il vaso di Pandora di una situazione già di sofferenza endemica – questa mattina il Mercadante di Napoli ha fatto trovare la celere alle porte del teatro, impedendo ai lavorat* dello spettacolo di poter tenere una conferenza stampa all’interno.
Questi lavoratori – che per rispetto nei confronti del personale interno si sono tamponati – hanno scelto Il Mercadante in quanto è un simbolo e un amplificatore per far arrivare le ragioni della mobilitazione al governo e alle istituzioni.
Non intendiamo polemizzare né portare un attacco nei confronti dello Stabile che, in un periodo in cui sono vietate le rappresentazioni, ha comunque provato a creare lavoro: è un teatro che ha chiuso al pubblico, restando tuttavia attivo per le prove degli spettacoli.
Ma quest’oggi, ancora una volta, i lavorat* dello spettacolo dal vivo si ritrovano fuori al teatro: chiediamo allora al direttore di aprirgli le porte, affinché nessuno resti indietro.
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27 marzo 2021

A Venezia lavoratrici e lavoratori dello spettacolo bloccano il ponte della Libertà.
Si aggiungono alle mobilitazioni di Napoli, Milano, Roma e a quelle nel resto d’Italia con una sola grande consapevolezza:
che non c’è più tempo da perdere, che il settore artistico, culturale e spettacolare va riformato completamente, che questo paese non può più essere il fanalino di coda d’Europa per investimento in cultura, istruzione e ricerca e che non c’è giustizia né crescita se si continua a puntare sullo sfruttamento smodato delle risorse e sulla precarietà delle esistenze.
Per questo è fondamentale sostenere le mobilitazioni e continuare a produrre solidarietà e mutualismo.
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28 marzo 2021

Oltre alla “brutta accoglienza” con tanto di celere alla porta, non è mancata in questi giorni (qualche) scomposta e sopratutto gratuita indignazione e presa di distanza dalle mobilitazioni dei lavorat* dello spettacolo che sono in presidio al Teatro Mercadante da qualche giorno, e che da ieri vedono aggiungersi anche il presidio al Piccolo di Milano (accolto dal suo direttore e senza celere) e le mobilitazioni di Roma, di Venezia… Lo stesso è accaduto per l’occupazione dell’Accademia di Belle Arti, che da più di un mese sta provando a rendere quell’istituzione più moderna e a rompere una serie di catene che ostacolano la formazione e il processo di emancipazione degli studenti. Ma lo stesso accadde per l’Asilo, per il Teatro Valle….
Si è liberissimi di pensarla come si vuole, ci mancherebbe.
Noi pensiamo però che queste mobilitazioni siano fondamentali, siano un momento di evoluzione importante, la premessa necessaria per qualunque crescita collettiva, e dunque che non si possano non sostenere, perché riguardano tutti, giovano a tutti.
Giovano a chi le sta sostenendo con fatica e generosità, giovano a chi lavora in quel teatro o in quell’accademia (come artista, come maestranza, come dipendente, come direttore), giovano finanche a chi si indigna inutilmente;
perché queste forme di lotta, oltre ad aumentare il senso di consapevolezza tanto della categoria quanto della società nei confronti della stessa categoria e del settore, riequilibrano il livello nei rapporti di forza con uno stato che si mostra ancora sordo e distante nei confronti dell’emergenza che stiamo vivendo e che continua gravemente ad essere fanalino di coda in Europa quanto a investimenti e a organizzazione del sistema e del lavoro culturale.
Quindi se un giorno si tornerà a lavorare più tutelati, se ci saranno maggiori e diversificate opportunità, se le politiche culturali potranno finalmente toccare i tanti livelli della società e i tanti territori dimenticati, e potranno finalmente essere praticate puntando sulla qualità, su un tempo di lavoro svincolato da logiche estranee a quelle della ricerca e della reale crescita umana, se l’arte e la cultura saranno facilitate e non più ostacolate… se accadrà tutto questo, state certi che sarà stato merito anche di queste battaglie.
Sosteniamo le mobilitazioni e continuiamo a produrre solidarietà e mutualismo.
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