5° FESTIVAL NAZIONALE TEATRO DELL’OPPRESSO
teatro / cinema / tavola rotonda

dal 16 al 19 ottobre 2014 | napoli

 venerdì 17 ottobre
il festival fa tappa all’asilo

il programma della giornata

18.00/19.30
CASA PACE da Milano
Teatro Forum “Scegli me”

21.00/22.00
COMPAGNIA OPEN PLAYBACK da Bologna
Playback Theatre
“Il playback incontra il TdO”

MOSTRA
dal 17 al 19 ottobre

“Scatti Fuo iPosto”
di Fausto Podavini – Roma

5° FESTIVAL NAZIONALE TEATRO DELL’OPPRESSO
un Festival a più livelli tra loro strettamente connessi per un’azione “corale” che accolga più esigenze e realtà

Vorremmo che il Festival fosse un’opportunità nazionale per conoscerci e confrontarci sui tanti modi possibili di fare TdO e sulle specificità che ci caratterizzano. Vorremmo rappresentasse un momento di riflessione, incontro ed ascolto tra tutti coloro i quali nelle loro pratiche quotidiane, nelle loro professioni, nei loro impegni sociali, politici, educativi e/o semplicemente di studio, si ispirano agli ideali ed alla “pratica” del teatro dell’oppresso di Augusto Boal attraverso cui egli stesso ha espresso la sua “passione civile”.

 

TEATRO DELL’OPPRESSO
Il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale elaborato da Augusto Boal a partire dagli anni ’60, prima in Brasile e poi in Europa, che usa il teatro come mezzo di conoscenza e come linguaggio, come mezzo di conoscenza e trasformazione della realta’ interiore, relazionale e sociale. E’ un teatro che rende attivo il pubblico e serve ai gruppi di “spett-attori” per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realta’ che essi stessi vivono. Ha tra le finalità quella di far riscoprire alla gente la propria teatralità, vista come mezzo di conoscenza del reale, e di rendere gli spettatori protagonisti dell’azione scenica, affinché lo siano anche nella vita. Si basa sull’ipotesi che “tutto il corpo pensa”, in altre parole su una concezione “globale” dell’uomo visto come interazione reciproca di corpo, mente, emozioni. Il metodo fornisce strumenti d’analisi, liberazione e coscientizzazione attraverso un approccio non direttivo e ad una relazione dialogica, che annulli gli aspetti di violenza.

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