sabato 5 e domenica 6 aprile
Ex Asilo Filangieri

Per il Diritto di R-Esistenza!

2 giorni di dibattiti, musica, teatro
perché un altro MODO è possibile

sabato 5 aprile

pomeriggio _ dibattito

h 17.30 Legittimità delle lotte e diritto di r-esistenza vs dispositivi repressivi 
con Maria D’Oronzo (Centro di Relazioni Umane – Gruppo Antipsichiatrico Libertario – Bologna), Movimenti dei Disoccupati di Napoli e Acerra, Fondazione Teatro Valle Bene Comune, Cua Bologna

sera _ Mala Vista Social tour

h 20.00 proiezione del film Radici di Carlo Luglio

h 21.30 Enzo Gragnaniello e Sud Express in concerto

(Iniziativa benefit per le spese legali dei movimenti dei disoccupati)

proiezione
È qui la festa
Disoccupati organizzati a Napoli – 1970/2014
Movimento di lotta e organizzazione sociale
Documentazione e fotografie di Luciano Ferrara

domenica 6 aprile

pomeriggio _ dibattito

h 18 Di carcere si continua a morire…ed altre testimonianze
con Dario Stefano dell’Aquila, Mariella Toledo, Raffaele Paura, Stella Arena, Valentina Tondi, Marina Pinto, Giuseppe Aiello, Riccardo Polidoro (il carcere possibile onlus)

sera _ teatro

h  20.30 Luci della città. Stefano Cucchi di Pino Carbone e Francesca De Nicolais, con Francesca De Nicolais
[vai all’evento su facebook]

Al settimo anno di una crisi che non vede inversioni di rotta nei principi di gestione politica ed economica – nessuna aggressione a rendite e capitali, riduzione della spesa pubblica, azzeramento del sistema di protezione sociale con una timida trasformazione workfarista – assistiamo invece in maniera preoccupante alla sperimentazione di nuovi aggressivi dispositivi di repressione che provano a ridefinire in maniera complessiva tutto il sistema di “gestione e controllo” delle manifestazioni e delle esperienze di resistenza attiva del nostro paese.

Quasi due mesi fa, a cavallo con la formazione del governo senza mandato di Renzi, venivano sbattuti in prima pagina esperienze storiche del conflitto di questo paese: i disoccupati napoletani, il movimento romano di lotta per la casa, il movimento dei lavoratori dello spettacolo, con ambiziosi tentativi politici e giuridici, come l’esperimento del Teatro Valle Occupato di costituirsi in fondazione, rivendicando il diritto alla cultura attraverso metodi orizzontali di gestione ed organizzazione ispirate alla pratica dei beni comuni.

Qualche settimana più tardi abbiamo assistito a sgomberi di case occupate, di centri sociali e luoghi storici di aggregazione culturale come l’Angelo Mai; al pestaggio gratuito di un attivista di Padova ed ancora, vessazioni tradotte in misure cautelari e denunce in Val Susa, a Bologna, Roma, Teramo, Napoli, Palermo, Messina.

Associazione a delinquere, terrorismo, estorsione, occupazione, diventano i marchi di infamia attraverso cui questo rinnovato governo-farsa, prova a delegittimare, agli occhi dell’opinione pubblica, gli unici presidi di resistenza culturale e sociale attivi sul territorio nazionale.

A distanza di un mese e mezzo cominciamo a mettere a bilancio risultati ed effetti di questa operazione:
in sede di riesame delle misure cautelari, per i disoccupati napoletani le accuse di associazione a delinquere sono crollate, mentre le restrizioni della libertà personale sono state solo ridotte, continuando a gravare sulle vite personali di uomini e donne senza occupazione e senza garanzie, e sull’agibilità politica delle energie di resistenza e di esistenza del movimento che animano da anni.

Denunce e indagini sono tutt’ora in corso, come a voler intimidire e neutralizzare le intelligenze di questo paese.
Il movimento di lotta per la casa ha assistito a due nuovi sgomberi mentre il piano casa del governo Renzi ha dichiarato guerra a tutte le occupazioni, immaginando aste e svendite del patrimonio pubblico per destinare risorse al pagamento di un debito inestinguibile.

La longa manus del riordinamento del sistema repressivo e di controllo sta calpestando in lungo e in largo le teste di coloro che in questi anni hanno cercato di costruire dal basso un’alternativa alla gestione criminale della crisi da parte delle istituzioni locali e nazionali, attaccando palazzi, teatri, capannoni occupati che da Milano a Palermo, negli ultimi anni, hanno posto l’esigenza di ripensare forme di organizzazione e di produzione della cultura e del lavoro immateriale.

Il 5 e il 6 aprile metteremo a confronto queste esperienze e proveremo a guardare dall’interno questo processo, smascherandone i dispositivi giuridici e le violazioni dottrinali che sotterrano i principi garantisti e progressisti della Costituzione e recuperano i tratti fascisti del codice penale.

Abbiamo bisogno, per immaginare un mondo diverso, di riaffermare la dignità e la legittimità del diritto di r-esistenza.

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