In risposta all’articolo Filangieri, mano tesa alla “Balena” apparso su Repubblica Napoli il 15 agosto 2013 a firma di Conchita Sannino.

Si parla da alcuni giorni sui quotidiani locali di una delibera per un protocollo d’intesa tra Fondazione Forum e amministrazione comunale per la nascita di un centro di produzione dell’arte all’Ex Asilo Filangieri.

Quel centro di produzione è già in funzione da 18 mesi, si tratta dunque di appropriazione indebita di idee e di processi in corso e di un agire politico goffo e strumentale.

Da quando l’Ex Asilo Filangieri è stato occupato e poi aperto a una sperimentale gestione collettiva, centinaia sono stati gli artisti, le compagnie di teatro, i gruppi musicali, i cineasti, gli studiosi che hanno potuto usufruire degli spazi e dei mezzi acquisiti durante tutti questi mesi attraverso l’autofinanziamento, per poter produrre i propri lavori. In che modo? Attraverso pratiche condivise di democrazia radicale, attraverso un’assemblea di gestione settimanale (per 60 settimane) e tavoli di programmazione specifici dei singoli campi dell’arte e della cultura aperti a tutti, in cui ogni lavoratore dello spettacolo e dell’immateriale ha potuto, in maniera trasparente e orizzontale, partecipare ad una programmazione veramente condivisa.

Dunque, all’affermazione dell’assessore alla cultura Nino Daniele “vogliamo riportare il Filangieri alla sua funzione, aperta a tutti”, ci domandiamo: in che modo? Attraverso assegnazioni privatistiche senza criteri se non la discrezionalità del politico di turno?

E qui veniamo a una questione troppo spesso preda di disinformazione strumentale. “La Balena” non è un’associazione di artisti che ha bisogno di uno spazio per la sua attività, è un movimento di lotta aperto, plurale ed eterogeneo che si batte per la centralità della cultura e per i diritti dei lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale, e che ha avviato una sperimentazione di autogoverno di uno spazio pubblico dedicato all’arte, l’Ex Asilo Filangieri appunto, affinché resti pubblico e allo stesso tempo rigorosamente autonomo dal potere politico-partitico.

Un movimento, dunque, che da sempre si oppone a qualsiasi assegnazione privatistica. Ed e’ su queste premesse che si fonda lo sperimentale processo giuridico di “regolamentazione” del bene comune Ex Asilo Filangieri. Nell’ultimo anno la denominazione “comunità dei lavoratori” ha sostituito naturalmente quello di “collettivo la balena”, a voler dichiarare esplicitamente che l’Asilo è qualcosa che va oltre il suo movimento iniziale, e che è qualcosa che appartiene a tutta la città, ai lavoratori che gli danno vita e ai cittadini.

Comunità, inoltre, è un riferimento esplicito all’art. 43 della Costituzione italiana, che prevede che alcuni beni possono essere affidati all’autogoverno di “comunità aperte di lavoratori”, conservando il carattere pubblico del bene ma aprendone la gestione diretta alla cittadinanza. Elaborazioni giuridiche – nate rigorosamente da pratiche quotidiane – che sono al centro del dibattito sui modelli di gestione collettiva della proprietà che il movimento nazionale degli spazi di cultura liberati (Teatro Valle e Cinema Palazzo a Roma, Macao a Milano, Teatro Garibaldi, Teatro Pinelli e Teatro Coppola in Sicilia, Teatro Rossi a Pisa, Sale Docks a Venezia) insieme ai giuristi della Costituente dei Beni Comuni (Rodotà, Mattei, Maddalena, Azzariti, Marella, Lucarelli e altri) sta portando avanti da diversi mesi, nel quale proprio il modello napoletano è un importante punto di riferimento.

In questa direzione la comunità dell’Ex Asilo Filangieri ha ottenuto il riconoscimento del processo in atto con la delibera 400 del 25 maggio 2012 e ha avviato la scrittura condivisa di un Regolamento d’Uso Civico (consultabile sul sito exasilofilangieri.it), regolamento consegnato anche all’assessore Piscopo e al direttore del Patrimonio del Comune di Napoli senza ottenere nessun riscontro.

Non può essere che positivo il fatto che gli assessori ripetano le stesse parole e annuncino gli stessi progetti portati avanti in tutti questi mesi, ma è necessario ricordare che alla base di qualsiasi regolamentazione di un bene comune c’è l’autogoverno dei lavoratori, e che qualsiasi nuova delibera non può che essere elaborata attraverso un percorso condiviso con la comunità di riferimento. L’insistenza da parte della comunità ad essere termine di confronto ineludibile non mira, come qualcuno potrebbe insinuare, a conservare la gestione dell’Asilo in mano a un collettivo chiuso, ma nasce dalla necessità di farsi presidio cruciale di fronte alle ingerenze della politica e delle istituzioni.

l’asilo
comunità dei lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale

napoli, 16 agosto 2013