venerdì 17 febbraio ore 16:00
sabato 18 febbraio ore 10:30

Chi è in debito con chi?

Napoli: un audit contro il debito

Massa Critica dal mese di settembre del 2015 ha istituito vari tavoli specifici su questioni cruciali in cui si vuole fortemente aprire ad una partecipazione popolare, di competenze e professionalità, che possa essere efficace ed incisiva sul territorio comunale e metropolitano: il “tavolo audit” ha come priorità l’acqua, il porto e il debito. Il metodo scelto è però il medesimo: l’auditoria pubblica. Nell’ambito del debito, MC pensa a un’auditoria pubblica e popolare che sia capace di verificare la composizione del debito per indicare le sezioni in cui sia illegittimo e odioso e quindi inesigibile perché non contratto nell’interesse della collettività. L’obiettivo è creare strumenti partecipativi per incidere sui processi decisionali anche riguardo tematiche che appaiono tecniche ma in realtà sono politiche, perché le ricadute riguardano la qualità delle nostre vite.
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Venerdì 17 febbraio ore 16:00 – Dibattito pubblico

Se ne discuterà con:
Vincenzo Benessere – Massa Critica Napoli
Eric Toussaint – Cadtm Belgio
Luigi de Magistris – Sindaco di Napoli
Vittorio Lovera – Cadtm Italia
Biagio Quattrocchi – Decide Roma
Luigi Felaco – Comitato scientifico Bilancio Partecipato
Rosario Marra – Campagna reddito minimo garantito in Campania
Cristina Quintavalla – Audit debito pubblico di Parma
Coordina:
Fabrizio Greco – Massa Critica Napoli

Sabato 18 febbraio ore 10:30 – Tavolo di approfondimento e formazione

Il Tavolo sarà un momento di approfondimento e di formazione su pratiche ed esperienze di auditoria cittadina sul debito e bilancio partecipato; un confronto anche con le altre realtà per la costruzione di un’inchiesta sul debito del Comune di Napoli.

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Audit sul debito del Comune di Napoli

Le politiche dei tagli agli enti locali, il patto di stabilità (interno)/fiscal compact, i sistemi di credito tossici dovuti alla privatizzazione della Cassa Depositi e Prestiti e all’introduzione degli strumenti di finanza derivata, rendono sempre più difficile il finanziamento delle politiche sociali e abitative, gli interventi di riqualificazione e bonifica ambientale, il finanziamento ai servizi pubblici locali stanno trasformando i Comuni da “erogatori di servizi” a enti territoriali di controllo sociale.

La svendita del patrimonio pubblico e la messa sul mercato dei servizi pubblici locali, a vantaggio di interessi dei grandi privati, sono accettate silentemente dagli amministratori locali e sembrano essere l’unica strada per “sanare i bilanci”. Questo ciclo devastante di politiche di austerità svilisce il ruolo democratico degli Enti locali che dovrebbero intercettare e rappresentare le istanze della comunità che rappresenta (o dovrebbe rappresentare).

Come ha sottolineato la mobilitazione per il Reddito minimo in Campania il paradosso di questi meccanismi restrittivi è che un Ente locale, come ad esempio la Città Metropolitana di Napoli (ex Provincia), non può spendere il soldi che ha in bilancio per attività sociali, nonostante abbia un avanzo notevole (oltre 500 milioni di euro) in attivo e non essendo in deficit o in pre-dissesto.

Ecco perché si ritiene necessario un dibattito pubblico sulle finanze del Comune di Napoli con un processo di auditoria (indagine, controllo e verifica) pubblica e partecipata.
Un punto strategico indispensabile nella comprensione del meccanismo di pressione delle economie neoliberiste sugli enti locali è determinare la genesi e il meccanismo di accumulo del debito pubblico.

La difficoltà consiste nel fatto che la strategia di crescita del debito (così come la sua genesi) non è comune a tutti contesti locali, anzi, questa pressione da parte delle banche di affari e di amministratori locali poco “attenti” all’interesse pubblico, è sempre mutevole e ben si insinua nelle dinamiche produttive urbane e metropolitane.
Napoli ha un debito fuori dal comune e continua ad essere spalmato negli anni a venire: il pre-dissesto finanziario, e il relativo piano di rientro, i derivati e le partecipate sono decisamente tre mostruosità fuori controllo.

Al punto in cui è arrivata la storia attuale della città di Napoli il Sindaco, la giunta che lo sostiene, le forze politiche di maggioranza, se non vogliono essere isolati dalle politiche del governo nazionale e resi i curatori fallimentari di questo ente locale devono aprire un piano di discussione e partecipazione inedito su questo fronte.

Nessun processo di trasformazione profonda del tessuto sociale è pensabile senza una contraddizione aperta, di fondo, sulla questione della economica e sugli scenari produttivi.
Massa Critica dal mese di settembre del 2015 ha istituito vari tavoli specifici su questioni cruciali in cui si vuole fortemente aprire ad una partecipazione popolare, di competenze e professionalità, che possa essere efficace ed incisiva sul territorio comunale e metropolitano: il “tavolo audit” ha come priorità l’acqua, il porto e il debito. Il metodo scelto è però il medesimo: l’auditoria pubblica.

Nell’ambito del debito si pensa a un’auditoria pubblica e popolare che sia capace di verificare la composizione del debito per indicare le sezioni in cui sia illegittimo e odioso e quindi inesigibile perché non contratto nell’interesse della collettività. L’obiettivo è creare strumenti partecipativi per incidere sui processi decisionali anche riguardo tematiche che appaiono tecniche ma in realtà sono politiche, perché le ricadute riguardano la qualità delle nostre vite.

Nel processo di auditoria le amministrazioni si mettono al servizio dei gruppi di audit, accettando la loro autonomia e fornendo quanto è nelle proprie possibilità in termini di documentazione e informazioni. Massa Critica si impegna a costruire tavoli che possano non solo svolgere una funzione di controllo, ma altresì di studio, concreta istruttoria e analisi per soluzioni inedite, amministrativamente praticabili e allo stesso tempo coraggiose per fare della città di Napoli la capofila di una serie di atti di “ribellione” istituzionale ai dogmi neoliberisti.

In questo ambito si chiedono impegno concreto relativamente a:
1 – rendere fruibile, attraverso l’istituzione di uno strumento operativo, la documentazione necessaria per un processo di auditoria popolare. Ad esempio con un dispositivo attuativo che agevoli le procedure di accesso agli atti utili alla definizione del problema;
2 – rendersi disponibili alla costruzione di tavoli e momenti pubblici in cui aprire una discussione su punti specifici che riguardano l’ammontare del debito, le strategie di rientro, le eventuali “ vie di fuga”;
3 – impegnarsi per la discussione e l’approvazione di una quota di bilancio partecipato, costruito su misura sia di semplici cittadini e sia di realtà impegnate in vertenze territoriali;
4 – rendere chiari tutti i processi di risanamento e ristrutturazione aziendale delle cosiddette partecipate dal Comune nella prospettiva di evitare la messa sul mercato dei servizi pubblici locali (come potrebbe avvenire con il 40% di Anm) e si lavori alla ripubblicizzazione delle altre aziende locali.