HULA HOOP//GIORGIO BOSSO – STEFANO GIAMPIETRO – ANDREA LAUDANTE – PAOLO MONTELLA//SABATO 21 MAGGIO H. 21.00


“il malinteso in questione è quello di definire questa musica secondo delle fonti sonore e non secondo la sua natura: quella di un’arte dei suoni fissati”
MICHEL CHION

Un suono lo si coglie sempre nell’attimo in cui è già svanito.
C’è una riva del fiume dove perfino il rito acusmatico sembra suggerire l’effimero di un’arte che vuole esprimersi nel tempo come suo dominio eletto e chiaramente indispensabile.
La musica elettroacustica si fa carico del drammatico compito di porsi a cavallo tra la sua evanescenza fenomenica e la durezza dei supporti su cui è incisa.
C’è poi un’altra riva: accettare o rifiutare, nella massima riduzione delle pratiche  improvvisative. Una scelta che apre verso l’infinità degli universi sonori possibili e che si possiede proprio nell’istante in cui viene ceduta.

La musica elettroacustica o acusmatica, o volendo dirla con Chion concretamente intesa, e l’improvvisazione: seguiremo dunque un percorso lungo queste due linee guida, proveremo a farle confluire l’una nell’altra piegandole in un cerchio. Sono in effetti i due ambiti di ricerca che coinvolgono i nostri percorsi artistici in quanto studenti del Conservatorio di Napoli, con la classe di musica elettronica, e musicisti del territorio campano, in quanto OEOAS (Orchestra Elettroacustica Officina Arti Soniche). Un interno e un esterno che finiscono inevitabilmente per rappresentare microscopicamente la nostra stessa esistenza e il processo di reciproco nutrimento che coinvolge il quotidiano e la pratica artistica.
Nello stesso modo in cui è difficile evidenziare un confine netto tra la pratica artistica e la vita al di fuori di questa, confluendo inevitabilmente l’una nell’altra, anche tra improvvisazione e acusmatica, c’è questo rapporto di ambiguità: sebbene possano apparire agli antipodi, si nutrono a vicenda. Partiamo da ciò che è materia fissata, scolpita, per allontanarci poi verso un orizzonte che apre alla relazione, a imprevedibili contaminazioni. Il punto d’arrivo però non è nient’altro che il punto di partenza.                                                                                                         La figura che ne scaturisce è quella del cerchio. Si parte da un punto (A – acusmatica), ci si allontana da esso (B – acusmatica + improvvisazione), si raggiunge il punto più lontano (C – improvvisazione) e si ritorna a casa percorrendo il sentiero opposto. Però il suono non è una casa, esso è piuttosto un viaggio, dove però inizio e fine potrebbero coincidere. Il suono è un’impronta lasciata nella memoria. L’aria che lo trasportava si è già fermata. Un suono lo si coglie sempre nell’attimo in cui è già svanito. Evanescente e immateriale come il tempo o la vita, esso suggerisce un possibile senso del mondo. Un tempio e un rito ne glorificano il mistero. Qui e ora ne siete i testimoni. Non cambia se un susseguirsi di suoni siano stati meticolosamente incisi per sempre su materia dura e consistente (acusmatica) o se vengano colti al momento, inseguendo desideri, dall’universo dei possibili (improvvisazione). Essi saranno sempre pur fatti della stessa materia dei sogni.                                                              In questo questo gioco di relazione e nella maturata convinzione di quanto l’incontro sia in grado di innescare inaspettata bellezza, per la sezione improvvisativa coinvolgeremo due musicisti Campani, Fabrizio D’Andrea e Giovanni D’Ancicco. 

Il concerto durerà circa 40 minuti e sarà così suddiviso:

A – DIFFUSIONE ACUSMATICA (7’) Ossa di Paolo Montella

B – DIFFUSIONE + IMPROVVISAZIONE (7’) Habitat di Stefano Giampietro + Giovanni D’Ancicco

 

C – IMPROVVISAZIONE – LIVE ELECTRONICS (20’) ? (Andrea Laudante, Giorgio Bosso e Paolo Montella)

B – DIFFUSIONE + IMPROVVISAZIONE (7’) 10th perception of Prakṛti di Andrea Laudante + Fabrizio D’Andrea

 

A – DIFFUSIONE ACUSMATICA (7’) Hid•den~ di Giorgio Bosso