“La giustizia è come i serpenti, morde soltanto coloro che sono scalzi”*

Sono passati più di dieci anni dal G8 di Genova, e più di dieci anni ciascuno sono le sentenze a 5 dei dieci attivisti. Ora devono andare in carcere, nessuna condizionale, nessuna prescrizione. Le condanne:  Alberto, a  10 anni; Vincenzo a 13 anni; Marina a 12 anni e 3 mesi; Francesco a 15 anni. Per gli altri 5 bisognerà ripetere il processo di appello.

Le cinque persone condannate (e le altre 5 che probabilmente lo saranno) sono capri espiatori, tanto più dato che le prove a carico sono fotografie e si ricorre al ricorso morale. Questa sentenza fa passare l’idea secondo cui basta essere ritratti nei pressi dei disordini per essere considerati complici.

Non c’è uguaglianza di fronte alla legge se questa impone la tutela delle cose a scapito di quella delle persone. Perché in Italia se massacri volontariamente delle persone c’è la prescrizione, ma se ti accusano di sfondare un bancomat, sulla base del codice penale fascista in vigore (Codice Rocco), la prescrizione non c’è.

Undici anni fa a Genova eravamo in 300 mila, tutte e tutti abbiamo visto la violenza perpetrata dai poliziotti, e tutte e tutti, nessuno escluso, capimmo immediatamente chi erano i mandanti, conosciamo i loro nomi, sappiamo il perché di tutto quel sangue.

Sta succedendo ancora: la carcerazione preventiva per i No Tav, le pesanti condanne (4-5 anni) per i fatti del 15 ottobre e ora la sentenza della Cassazione per Genova 2001. Ma anche le reazioni violentissime della polizia in Grecia e, in questi giorni, in Spagna contro persone che difendono il proprio diritto all’esistenza. E’ questo il clima violento che impedisce ogni altra libera manifestazione del pensiero.

Devastate e saccheggiate le nostre vite ogni giorno. Adesso liberate gli ostaggi!

*Eduardo Galeano, grazie a @anonimoconiglio per la segnalazione e la traduzione

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venerdì 20 luglio 2012

dalle ore 21

contributi audio e video e reading su Genova 2001

a seguire proiezione del film

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
di Elio Petri (Italia, 1970)

Un film sul potere repressivo che si crede intoccabile e ingiudicabile. Per ricordare che l’arroganza di certe istituzioni ha radici lontane.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) Regia: Elio Petri Con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, vincitoredel Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes[1] e del Premio Oscar al miglior film straniero 1971, nonché una nomination per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar 1972.