Ieri sera è andato in scena un concerto per noi davvero speciale: il cinquantesimo appuntamento di Geografie del Suono, in cui Massimo Pupillo ha incontrato Elio Martusciello, Fabrizio Elvetico, Marcello Vitale, Francesco Santagata, Nico Del Vecchio, Peppe Vietri, Mimmo Fusco e Stefano Mattozzi. Un’incredibile proposta artistica e culturale che, allo stesso tempo, diventa l’occasione per fare una riflessione sull’infimo livello della politica a Napoli.

La settimana scorsa alcune associazioni cosiddette civiche – molte delle quali vantano come cavallo di battaglia quello di contrastare la pedonalizzazione del lungomare -, insieme alla Lega Nord (ebbene sì anche a Napoli e non senza il sostegno dell’erede Cantalamessa), a Casapound e a Forza Nuova, capitanati dal Partito Democratico di Valeria Valente, hanno organizzato delle iniziative per illustrare la questione del debito del Comune di Napoli. La Valente, la cui lista alle scorse elezioni annoverava persone candidate a loro insaputa con tanto di firme false, conseguenti processi penali, senza dimenticare lo scandalo primarie e annessi capibastone, è stata anche – occorre ricordarlo – assessore al Turismo della giunta Iervolino. Una giunta che, nel 2011, lasciò la città sull’orlo del dissesto con 850 milioni di euro di debiti, parte del debito per il quale oggi Napoli è costretta a temere il fallimento.

Tutti questi “onorevoli” oratori, un arco costituzionale davvero imbarazzante per chi ancora fa finta di sbandierare un pedigree antifascista, nella loro analisi, hanno identificato come principale causa dell’attuale debito del Comune di Napoli la mancata messa a reddito di quelli che definiscono «immobili occupati dai centri sociali», primo fra tutti l’ex Asilo Filangieri. Secondo questi economisti da Monopolino, per sanare il debito che loro stessi hanno contribuito a lasciarci, basterebbe vendere o affittare tutti gli immobili (perlopiù abbandonati e degradati) che cittadini/e movimenti, artiste/i e abitanti hanno riaperto ovunque, dal Centro Storico a Soccavo, da Casoria a Pozzuoli, riqualificato e riconsegnato a tutti e tutte in maniera totalmente libera e volontaria.

Cosa c’entra questo squallore con il concerto di ieri sera?

Geografie del Suono è uno dei progetti più dirompenti nati all’Asilo e tra i più innovativi nel panorama musicale internazionale. In cinque anni ha messo insieme circa 200 musicisti, provenienti da tutto il mondo. Lo ha fatto con una dinamica di creazione collettiva, aprendo percorsi e collaborazioni inedite.
Ieri sera abbiamo festeggiato insieme il 50esimo concerto di musica sperimentale offerto alla città, grazie alla follia e alla abnegazione di una comunità viva e aperta di artist*, attivist*, cittadin* che in questi anni ha trasformato l’ex Asilo Filangieri da un luogo di sprechi e clientele (la fondazione Forum delle Culture usata come strumento di potere culturale dal PD ha lasciato milioni di euro di debiti) in uno spazio aperto di creazione e sperimentazione artistica e culturale, fondato sul dono degli artisti, delle artiste e di chi decide di prendersene cura.

Uno spazio che, assieme agli altri nati in questi anni, è riconosciuto in Italia e all’estero. Il modo in cui si parla della capacità di Napoli di costruire attività sociali e culturali dove prima c’era degrado e abbandono è un caso di studio ammirato e studiato da tanti. Solo questa settimana l’uso civico e collettivo urbano è stato al centro di convegni e seminari a Venezia, a Milano e a Roma. Solo negli ultimi tre giorni sono arrivati all’Asilo per studiarne pratiche, progettualità e funzionamento: i delegati del progetto Urbact della Commissione Europea che hanno premiato la città di Napoli come “good practice” nel campo dei beni comuni; docenti e studenti di un liceo di Treviso accompagnati dallo storico dell’arte Tomaso Montanari; e un gruppo di ricercatori e studenti del master in rigenerazione urbana dell’Università IUAV di Venezia.

Inutile provare a parlare con sedicenti cittadini perbenisti e conformisti, di politiche culturali, della resistenza artistica che uno spazio come l’Asilo oppone da anni alla desertificazione di un sistema falcidiato da tagli e dismissioni, sempre più votato all’intrattenimento e alla mercificazione. Inutile spiegare ai professionisti del nulla, politicanti qualunquisti e dichiaratamente fascisti, attaccati solo ai propri interessi, quanto un progetto artistico come Geografie del Suono sia importante per creare un nuovo e più attento pubblico (ieri c’erano almeno 300 persone) e stimolarlo alla sperimentazione, alla ricerca e ai nuovi linguaggi. E ancora risulterebbe davvero difficile far capire loro che in qualunque altro paese del mondo progetti artistici di questo tipo costerebbero milioni di euro, mentre all’Asilo gli unici oneri sostenuti dal Comune, nei limiti delle risorse disponibili, riguardano quanto necessario per garantire un’adeguata accessibilità al bene e lo svolgimento in sicurezza delle attività.

Accessibilità che, invece, è stata impedita a Terra Nostra, a Casoria. Pochi giorni fa questo spazio sottratto all’abbandono è stato oggetto di fortissimi atti vandalici. La sua comunità, però, ha deciso di non darsi per vinta e rilanciare la produzione di arte, cultura, mutualismo e socialità in un luogo che si situa in una delle tante periferie della nostra città. Siamo complici e solidali, pronti a sostenere la comunità e Terra Nostra in ogni modo e con ogni mezzo.