mercoledì 16 aprile ore 18,30

Ex Asilo Filangieri

CONFRONTO CITTADINO
VERSO IL PRIMO MAGGIO

Guardando al vertice europeo sulla disoccupazione giovanile di luglio a Torino, dopo la manifestazione nazionale del 12 aprile a Roma, un nuovo momento di confronto pubblico per la costruzione di un primo maggio autorganizzato che unisca la lotta alla precarietà e la difesa ambientale dei territori, la resistenza alle politiche di austerity e all’impoverimento/indebitamento delle fasce popolari.
Una giornata che faccia sintesi tra azione diretta e qualità della comunicazione sociale attraverso un adeguato percorso di costruzione e di coinvolgimento di soggetti sociali e realtà di base.
Nella prospettiva della mobilitazione per il vertice europeo sulla disoccupazione di luglio.
Un confronto del tutto aperto sul terreno delle proposte a partire da quella posta dai compagni di Bagnoli :
Da Bagnoli, per un Primo Maggio di mobilitazione

Si avvicinano il 12 aprile e il Primo Maggio, due date individuate come significative per i movimenti di tutto lo stivale. Il 12 aprile si tornerà in piazza a Roma: una manifestazione nazionale per affermare il diritto di resistenza alla crisi, per combattere l’aggressione capitalistica ai territori e alle vite delle persone, per l’ampliamento e la conquista di nuovi diritti sociali (una sola grande opera: casa e reddito per tutti).
Il Primo Maggio invece non è ancora chiaro. Ciò che è chiaro è che l’offensiva del governo sul tema delle occupazioni presente nel Piano Casa, e quella sui contratti di lavoro e del sistema previdenziale previste nel Jobs Act, impongono ai movimenti e ai settori sociali colpiti dalla crisi e non rappresentati da alcun partito o sindacato, di riprendersi la parola, a partire dalle proprie città e dai propri territori, sottolineando la connivenza politica dei sindacati confederali in questo piano di compressione effettiva dei diritti e dei salari che questo governo adotta in continuità coi precedenti.
La modernizzazione proposta da Renzi, infatti, non è altro che la precipitazione di oltre due decenni di strategia neoliberale di precarizzazione del mercato del lavoro, di distruzione del welfare, di garanzia dei grandi interessi industriali, finanziari e speculativi, con il beneplacito della Troika e dell’Europa a trazione tedesca.
La lotta contro la precarietà, contro lo sfruttamento, in difesa dei diritti sociali e per il miglioramento delle condizioni di vita, passa per la qualità dei nostri territori: grandi opere, abusi, un piano rifiuti criminale, discariche, inceneritori e l’assenza di interventi di bonifica efficaci e rispondenti ai bisogni dei territori hanno infatti prodotto livelli di devastazione ambientale che mettono sotto attacco la salute, la qualità della vita, e la capacità produttiva dei nostri territori. Nel meridione questa contraddizione si è presentata in modo evidente associata al modello di sviluppo e di governo dei territori che l’ha prodotta.

Bagnoli e l’area occidentale di Napoli costituiscono, come l’Ilva di Taranto, un paradigma di queste contraddizioni, qui devastazione sociale e ambientale hanno proceduto di pari passo. Attualmente lo sviluppo di questa grossa fetta di città giace nell’immobilismo del deserto post-industriale e di alcune attività speculative che hanno invaso il litorale di Coroglio-Bagnoli nel corso degli anni, bloccando un piano di restituzione naturale dell’accesso al mare alla città, così come previsto dagli strumenti urbanistici, per piccoli interessi di bottega, garantendo bacini di assunzioni clientelari, consenso e qualche decina di posti di lavoro a fronte dei migliaia promessi da chiunque e mai realizzati.
L’amministrazione De Magistris finora non solo non è stata capace di mettere in pratica quella discontinuità che aveva promosso su Bagnoli mettendo in moto la bonifica, liquidando la Bagnoli Futura e garantendo una spiaggia pubblica per tutti i napoletani e il parco verde, volani necessari anche per lo sviluppo di attività economiche nella zona, ma mostra di essere incapace di porsi come elemento di garanzia dei cittadini verso gli interessi di speculatori e gruppi di pressione, che dall’idea sbagliata della ricostruzione in loco di Città della Scienza, a quella pericolosa della modifica del piano urbanistico, tentano di porre le basi per l’ennesima operazione speculativa a largo raggio con protagonisti i poteri forti che insistono con le loro fattispecie sul territorio: da Fintecna, Caltagirone, la Bagnoli Futura o ciò che la rimpiazzerà, arrivando Fondazione Idis e ai concessionari del litorale.
Non è un caso che negli ultimi anni proprio Bagnoli sia stato un terreno di lotta.
L’anno scorso, proprio il Primo Maggio, queste contraddizioni sono esplose in tutta la loro evidenza alla fine della manifestazione quando, dopo una blindatura cilena del quartiere, la decisione da parte dei sindacati confederali di impedire con la forza del proprio servizio d’ordine la presa di parola da parte dei lavoratori cassintegrati, degli studenti e dei movimenti presenti in piazza che l’avevano chiesta, dal palco dell’indesiderata festa dentro le mura di Città della Scienza, ha scatenato la rabbia dei presenti, i tafferugli, fino alla sospensione del concerto, preferita come soluzione alla possibilità di dare invece la parola.
Un fatto gravissimo e politicamente indicativo di quali sono gli interessi che realmente tutelano i sindacati confederali, e di quali sono i legami di questi interessi con gli stessi enti che sui territori hanno la responsabilità di uno sviluppo a due velocità: una per i garantiti, gli amici degli amici, i clienti e gli associati, l’altra per tutti gli altri. Una politica che ha prodotto solo frammentazione sociale, individualismo, assenza di sviluppo e degrado.
La lotta per la spiaggia pubblica, il ripristino naturale della costa, il parco, le infrastrutture, la bonifica integrale, costituiscono la premessa di una lotta per un altro modello di sviluppo basato sui diritti sociali, l’inclusione, la cooperazione, la distribuzione della ricchezza, la tutela della salute, lo sviluppo culturale, sociale della comunità, a Bagnoli e altrove.

Sulla base di questo, sentiamo l’esigenza di tornare sull’argomento con quanti erano in piazza il Primo Maggio dell’anno scorso e con quanti non vi erano, per interrogarci su come costruire un discorso politico all’altezza della sfida, e una mobilitazione adeguata non solo nei numeri, ma nella sua capacità di comunicare con la città, di lasciare più di un segno del suo passaggio, di produrre alleanze tra i settori sociali colpiti dalla crisi e i movimenti e costituire un momento di rilancio delle lotte sociali e dei percorsi di autorganizzazione e conflitto in città, nelle periferie e non solo.
Sentiamo perciò l’esigenza di promuovere una discussione cittadina, che guardi anche al piano regionale, per connettere i settori sociali che si mobilitano nella crisi (studenti, disoccupati, precari, lavoratori in lotta, comunità migranti) con i movimenti (collettivi, associazioni, centri sociali, movimenti di lotta, sindacati conflittuali), con la prospettiva di convocare un Primo Maggio di lotta a Napoli a partire da questi due ambiti: precarietà e ambiente.

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