martedì 6 maggio ore 18,30 | l’asilo

BENE NON COMUNE

incontro su Carmelo Bene
a cura di Maurizio Zanardi

“Lo stato democratico, finanziando chiunque a tutti i costi, difende la platea dalla eventualità poetica dei mostri”

Carmelo Bene

 

Nei due scritti “L’arte di stato” e “La ricerca teatrale nella rappresentazione di stato” Carmelo Bene affronta il rapporto tra teatro e stato, in particolare l’effetto dei finanziamenti statali sulla ricerca teatrale. Di fronte a uno stato che finanzia democraticamente chiunque, al fine di diffondere attraverso il teatro un “civile” piacere generalizzato, che difenda la platea dall’eventuale spiacevole incontro con i “mostri”, Bene chiede di essere privato delle sovvenzioni statali e pretende di essere trascurato, misconosciuto, non accomunato al teatro del piacere, del benessere, del progresso.

Per difendere il “teatro del dispiacere” e la sua “ricerca impossibile”, Bene propone una “ricerca senza audience, cioè non spettacolarizzata”, non fruibile, inutilizzabile per lo stato.

Da questo punto di vista, l’attuale drastica riduzione dei finanziamenti statali al teatro non è, forse, una chance per praticare un teatro che “agisca in proprio”?

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Comincia con Carmelo Bene e la sua visione provocatoria ma stimolante un percorso di approfondimento sulla questione del finanziamento pubblico alla cultura. 
La visione di Carmelo Bene potrebbe apparire elitaria ma alla luce di quel che che è accaduto, cioè del modo in cui sono stati utilizzati i finanziamenti pubblici alla cultura in questi anni, non lo è. Spesso il termine ricerca o sperimentazione è servito per giustificare qualsiasi nefandezza, la speculazione da parte dei destinatari dei fondi ha dilagato, soprattutto si è annichilita la spinta verso una sperimentazione autentica in nome di qualcosa che dovesse essere venduto al pubblico.
Il pubblico/gli spettatori è/sono un problema che riguarda il mercato e non certo la produzione artistica. 
La lotta che ci riguarda va a monte della questione; chi decide a chi e come vengono concessi questi finanziamenti?Oggi a farlo sono commissioni e dirigenti nominati dai partiti, il più delle volte cechi e ottusi e totalmente a digiuno di una visione d’insieme delle politiche culturali.
Il problema di fondo è l’assenza di un reddito di esistenza, di un sussidio per tutte le forme di occupazione tale da rispettare le diverse caratteristiche del lavoro culturale e da rendere libero chiunque di dedicarsi alla ricerca e alla sperimentazione intese come crescita individuale e sociale.
Attraverso l’analisi di sistemi virtuosi in atto in altri paesi e il confronto con studiosi e operatori del settore, gli incontri saranno mirati all’individuazione di un metodo di gestione e distribuzione dei fondi pubblici alla cultura che vada totalmente a scardinare e rivoluzionare l’attuale sistema, marcio e fallimentare.

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