3-_zeza_anni_701

EX ASILO FILANGIERI
sabato 20 aprile, ore 22

E ZèZi Gruppo operaio.
Trent’anni ed oltre di teatro, musica e lotta contro la malaciòrta.
Zezi, no Zoza.

La Canzone di Zeza attorciglia il canto, la politica e la presenza degli Zezi nelle strade gelide e fradice di Napoli e Pomigliano.
Una parodia feroce e drenante che ha deformato ogni spazio che ha attraversato. Corpi strabici, immersi in quella stonatura senza fine che imbottiva i costumi. Le suole sempre a strisciare sugli asfalti, le caviglie strette, le ginocchia appena piegate a sorreggere i busti rigidi un po’ ricurvi all’indietro, le braccia piegate e semiaperte in volute descrittive, il collo dritto, il capo all’insù dietro sopracciglia inarcate, ammiccanti e serie. I passi cadenzati in una marcia senza sosta, storta, pesata dentro gli andamenti zoppi, marcatori unici di una banda che intorno alla Zeza ha rifondato la meta-lingua della commedia popolare. (…)
(da Resoconto emozionato delle marce carnevalesche degli Zezi di Daniele Cestellini)

Il nome “E ZEZI” lo hanno mutuato dai teatranti di strada che, fino all’inizio degli anni Cinquanta, giravano per paesi a rappresentare la Canzone di Zeza, una commedia in cui si celebra la sconfitta, per castrazione, di Pulcinella, il quale vuole opporsi, invano contro sua moglie Zeza, al matrimonio di loro figlia con Don Nicola. In scena sono le tensioni tra i due sessi, l’uomo, la donna, i loro ruoli in un processo di negoziazione e confronto rappresentato dalla relazione intergenerazionale.
Si rappresenta la strategia delle scelte, il confronto e il conflitto tra diversi, la tenzone tra vecchio e nuovo, la tensione, politica, tra le parti. La complessità di una realtà multiforme. Si sceglie nettamente di tratteggiarne criticamente, con la canzone e la performance, i nodi, le connessioni, i disordini, in un tentativo di socializzazione e oggettivazione del disagio.

E Zèzi, gruppo storico di musica popolare campana, interpreti legati al mondo operaio quanto alla tradizione, quasi completamente cancellata dall’omologazione culturale, si ripropongono in una nuova formazione, se possibile, piu’ agguerrita delle precedenti.
Territorio comune è la possibilità di estendere i repertori dalla grande tradizione popolare vesuviana a quella di altre terre del Sud del mondo.
Una musica, con queste premesse, non puo’ che essere esplosiva, tellurica, deflagrante quanto sanno esserlo ancora (e forse solo) le genti cresciute in civiltà pre e post-industriali, emarginate, difficili, lacerate ma ancora una volta, piene di quella voglia di urlare la loro appartenenza al mondo dei vivi.
Il repertorio è basato su brani della tradizione campana, pugliese, calabrese e siciliana, con fronne, canti a distesa, tarantelle e tammurriate.
Altri, molto forti e di grande effetto, quali Sant’Anastasia (con la citazione del Funeral de um Lavrador di Chico Buarque), Vesuvio, L’occhiu di lu suli, Guerra, Tarantella Joggese, Pacchianella d’Uttaiano, Vient’ ‘e mare, Tarantella storta, e molte altre.

*************************************************

All’Ex Asilo Filangieri i concerti, gli spettacoli, le proiezioni, gli incontri sono ad ingresso libero. E’ gradito un contributo a piacere che serve ad abbattere delle spese minime e a dotare gli spazi dell’Ex Asilo Filangieri dei mezzi di produzione necessari ai lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale per produrre arte e cultura.

L’Ex Asilo Filangieri si trova in vico Giuseppe Maffei 4 (via San Gregorio Armeno) Napoli

partecipa e diffondi Partecipa e diffondi