Ci risiamo, tornano gli sgomberi soft, la violenza cortese che il Partito Democratico antepone a quella più schietta e volgare del governo Salvini. Ne abbiamo visti tanti in passato; come dimenticare lo sgombero del Teatro Valle, che sancì definitivamente il crollo culturale di Roma, dopo giorni di negoziato, di promesse mai mantenute che hanno avuto come unico risultato il soffocamento di un processo vivo e dirompente e la riconsegna del teatro all’abbandono.
Adesso tocca a Macao, a Milano, messo in vendita dalla giunta Sala per coprire buchi di bilancio, dimostrando ancora una volta quanto un’amministrazione che si definisce di “sinistra” (una delle poche rimaste in questo paese) non sia in grado di leggere il grado di innovazione culturale e di redditività sociale che questa esperienza ha generato attraverso le migliaia di iniziative offerte alla città, banalizzando anni di pratiche politiche che hanno letteralmente rilanciato il dibattito sulla gestione del patrimonio pubblico come bene comune e generatore di cittadinanza.
Un appiattimento che a Napoli conosciamo bene, dove esperienze come l’Asilo e i tanti spazi liberati della città vengono costantemente attaccati dai “democratici” locali che, dopo anni di malgoverno tra assegnazioni clientelari e sperperi culminati in un dissesto che graverà a lungo sulla nostra pelle, ancora non capiscono cosa sia un uso civico e non conoscono altra ricetta alla crisi che non sia svendita e monetarizzazione del patrimonio pubblico.
Non può che essere estremo, rapace e violento quel “moderatismo” che non conosce altra soluzione politica che non sia l’asservimento al capitalismo finanziario e alle logiche repressive. Ci si aspetta da qualunque compagine che si definisca di sinistra maggiore riconoscenza e sostegno verso le esperienze collettive che sperimentano possibili modelli alternativi, che rigenerano spazi abbandonati e che ogni giorno rivitalizzano il senso di democrazia. Non è più possibile concedere tutto al mercato e al finto “decoro” e non concedere niente alle reali esigenze di chi abita le città, e ancor più grave è perseguire e scacciare chi a tutto questo si sta legittimamente ed efficacemente opponendo.
Non può che morire quella politica che da “sinistra” continua a rincorrere conformismo, iniquità e ottuso pseudo legalitarismo contro i diritti fondamentali. Non può che estinguersi chi, oggi come mai, non osa, non amplia immaginazione e creatività per invertire quella genuflessione continua a logiche di bilancio ormai inquinate da debiti infiniti e interessi sproporzionati che arricchiscono pochi già ricchissimi a discapito di un aumento diffuso di povertà e indigenza.
E per questo non possiamo che essere solidali con Macao e unirci al REQUIEM FOR LA SINISTRA NEOLIBERALE / Il futuro è morto! Lunga vita al futuro! il 5 ottobre alle ore 19.00 davanti palazzo Marino.
E soprattutto continuiamo ad opporre a tutto questo nuovi processi istituenti di studio e di ricerca: dopo quello sui beni comuni, da anni ragioniamo sulla costituzione di un audit sul debito pubblico per riconoscerne l’illegittimità laddove è contratto contro l’interesse delle città e che si ripercuote sulle vite di chi le abita quanto a tagli dei servizi essenziali. Proprio il 6 ottobre a Napoli all’Asilo terremo L’INCONTRO NAZIONALE DEI COMITATI SUL DEBITO / Liberiamo le città dal debito illegittimo, a cui invitiamo a partecipare.
Un altro pensiero speciale va all’Angelo Mai, nuovamente sotto rischio sgombero dopo che il Consiglio di Stato non ha sospeso il provvedimento di rilascio; anche in questo caso è ora che la politica dia risposte efficaci contro l’ennesima vessazione nei confronti di uno spazio imprescindibile per la tormentata vita culturale romana. Sempre consapevoli che se gli angeli resistono, le città non muoiono.
In quello che si preannuncia un autunno molto caldo, riconnettiamo le diverse declinazioni di un’unica battaglia che ci riguarda tutt*.