Negli ultimi due mesi ci sono stati diversi atti di vandalismo a l’Asilo. Una violenza che fa male, perché l’Asilo è un bene comune. Dall’inizio della pandemia, ha dato spazio in condizioni di sicurezza a progetti di ricerca, collaborazioni con le scuole, aule studio, nonché moltissime compagnie teatrali, danzat*, musicist* che altrimenti non avrebbero potuto ricominciare a lavorare per mancanza di spazi e di risorse. Ed è per questo che abbiamo sentito la necessità di condividere quanto accaduto, cert* che non verremo lasciati sol*, nemmeno dalle istituzioni locali.

Sono atti di cui conosciamo bene le cause sociali, che risiedono in una difficoltà crescente di alcuni soggetti del quartiere, in primo luogo giovani e giovanissim*. Si tratta di persone che abbiamo visto e stiamo vedendo crescere tra condizioni familiari difficili e le scarse opportunità che offre la città. Non ci meraviglia, dunque, vedere come questo disagio esplode in forme incontrollate in questo periodo pandemico, in uno dei pochi spazi che restano liberati da recinti e chiusure repressive.

Diamo un po’ i numeri:

  1. la Campania ha un tasso di abbandono della scuola tra i più alti d’Italia (0,74% a fronte dello 0,56% della media nazionale);
  2. nel Comune di Napoli, la pandemia ha quasi raddoppiato il tasso di dispersione scolastica sull’intero territorio comunale (si passa dallo 0,19% del 2018/2019 allo 0,56% di oggi per le elementari e dall’1,10% allo 1,52% per le medie); 
  3. in questo quadro, la IV municipalità è la terza a Napoli per tasso di dispersione, con 0,75% per le elementari e 1,90% per le scuole medie. Ancora più sconcertante la disuguaglianza rispetto ad altre municipalità, come la V, dove per le scuole elementari e medie i tassi di abbandono sono rispettivamente dello 0,02% e 0,19%. 

Tra le prime cause di dispersione troviamo: il disagio familiare (problemi economici, problemi giudiziari, tossicodipendenza, etc.), la percezione di inutilità della scuola (prima da parte dei genitori, poi de* ragazz* stess*) e il disagio psicologico della persona minore.

Ultimo dato: nella IV municipalità esiste solo un’educativa territoriale registrata dal Comune di Napoli, nonostante queste ultime siano individuate dagli stessi servizi sociali del comune come prima soluzione al problema. 

L’Asilo è stato il rifugio di quest* ragazz* che abitano le strade del quartiere, e da esse sono progressivamente espuls* da quando il turismo e le attività commerciali connesse hanno saturato gli spazi, limitando ancora di più luoghi e momenti di socialità. A questo, l’Asilo ha risposto ascoltando e riconoscendo quest* ragazz*, coinvolgendol* in una comunità orizzontale dove tutti/e possono prendere parola e scoprirsi. In questo processo educativo informale, hanno incontrato persone (artisti/e, studenti, ricercatori e ricercatrici, attivisti/e, ecc…) e instaurato relazioni che altrimenti non avrebbero mai instaurato.

Oltre a tentativi di attività organizzate in maniera spontanea, l’Asilo ha dedicato spazi di riflessione e di azione, anche entrando in contatto con le loro famiglie: il Carnevale Sociale, la Rete Strummolo, il tavolo sociale, il tavolo del Prato verde (con doposcuola e laboratori di ludoscienza), gli allenamenti aerei condivisi, la partecipazione con la squadra del Real San Gaetano al torneo di Mediterraneo Antirazzista, una prova di cinema, i laboratori di video del movimento dei maestri democratici.

Tutto questo, per noi, è il valore che l’Asilo ha espresso nel relazionarsi con i ragazzi e le ragazze. Ma non può bastarci. 

La questione educativa richiede una costanza quotidiana che dobbiamo assicurare in sinergia con le istituzioni e le organizzazioni attive sul territorio, secondo i principi di apertura e interdipendenza che ci siamo dat*. Per questo invitiamo tutte le soggettività interessate – associazioni, organizzazioni, enti del terzo settore, onlus, gruppi informali… – di trovare all’Asilo un luogo di svolgimento dei propri progetti sociali ed educativi.

Possiamo parlarne ogni lunedì alle 19 in assemblea, in Asilo e su piattaforma Zoom (per informazioni:contatti ).

Perché quanto accaduto riguarda l’intera collettività. Perché non c’è un noi e un voi, ma soltanto un noi.