Da settimane si è infiammata una discussione sul napoletano. E’ una lingua o è un dialetto?
Non è esattamente ciò che ci chiederemo il 21 febbraio, in occasione della giornata mondiale della lingua madre, ma potrebbe essere una delle tante arterie che alimenteranno la discussione dell’incontro “Babele tra Sant’Antimo e Castel Volturno”.
Gli interventi spazieranno dalle testimonianze delle realtà più dure dei lavoratori bengalesi nelle fabbriche tessili a Sant’Antimo, al lavoro sul campo con rom e non a Scampia, alle visioni di possibili evoluzioni positive per il disastro sociale ed etnico a Castel Volturno.
Saranno presentati interventi sugli sforzi giuridici intrapresi in Campania per salvaguardare gli emigrati, un plaidoyer per l’Esperanto come interlingua della pace, racconti sui mille volti dell’India e un’analisi del lavoro psichiatrico nel cinema sulla migrazione. Dopo la tavola rotonda sul carattere cosmopolita del napoletano, si ascoltano poesie accompagnate dal mandolino e villanelle del ‘500, si ammira una mostra di pittura sulle mille etnie, una esposizione di costumi tradizionali da tutto il mondo e la cucina tipica di un paese lontano mille miglia.