La Balena, comunità di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale, ha assestato il suo primo colpo di pinna a rilevanza istituzionale: con la delibera sull’Ex Asilo Filangieri come bene comune, il Comune di Napoli ha preso ufficialmente atto del percorso portato avanti dalla comunità di lavoratori dell’immateriale che, dal 2 marzo 2012, sta immaginando e dando senso a uno spazio lasciato a lungo vuoto.

Se l’Ex Asilo Filangieri oggi è un “bene comune”, ciò è avvenuto non perché un “principe illuminato” ha concesso e stabilito questo tipo di fruizione, ma perché una comunità, con un chiaro atto conflittuale, lo ha liberato e destinato alla cultura, all’arte, alla politica nel senso pieno del termine.

Sarà la “comunità di lavoratori ed utenti” che in modo plurale e democratico gestirà questo spazio sulla scia delle prassi partecipative già inaugurate in questi tre mesi e che, su una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 43 della Costituzione, hanno ricevuto un primo riconoscimento del processo in atto.

Uscendo dalla dinamica ritrita dell’affidamento ad un soggetto determinato, l’Asilo si è aperto ad un’esperienza di “uso civico del bene comune” (vedi Diario di Viaggio 2 del 13 maggio 2012), attraverso la gestione collettiva degli spazi e una programmazione di attività e progetti che i lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale condividono da mesi: una linea scolpita dalla nostra prassi, porosa alle idee e alle esperienze di chi attraversa questo luogo, che intendiamo continuare a portare avanti con creatività e determinazione.

Nell’attesa di leggere la delibera nella formulazione definitiva, ribadiamo che la stessa esperienza messa in pratica, ed ora riconosciuta, all’Ex Asilo Filangieri non può prevedere disciplinari paracadutati autoritariamente dall’alto né tanto meno essere inglobata in altri percorsi già avviati dall’amministrazione comunale, che non hanno finora coinvolto in nessun modo l’attività della comunità dell’Asilo.
La gestione dello spazio, l’elaborazione di un programma culturale e la strutturazione di un centro di produzione indipendente e autonomo non possono che essere compito dell’assemblea democratica dell’Asilo.

La rotta successiva sarà lavorare in modo partecipato a un insieme di regole di auto governo dello spazio che razionalizzi l’esperienza in atto, prendendo le distanze sia dalle pratiche di assegnazione a soggetti determinati sia dalla distribuzione meccanica degli spazi a chi li richiede di volta in volta. Cose già viste, che non nulla hanno a che fare con i beni comuni e con la democrazia partecipata.