La sicurezza è nei diritti.

Per un ribaltamento della narrazione del contagio

La genericità delle prescrizioni normative sta lasciando il campo a una pericolosa discrezionalità da parte delle forze dell’ordine. 

E’ stato un percorso difficile, anche se rapido. Lo stupore e la naturale ritrosia verso una condizione inedita e spaventosa hanno ceduto presto il passo alla presa di coscienza di una scelta necessaria, che ciascun* compiva individualmente e collettivamente, negli spazi aperti e accoglienti della rete dei beni comuni di questo territorio. Abbiamo imposto un limite alla nostra libertà di movimento – pur continuando a dare voce e corpo alle numerose azioni politiche e solidali nate sul territorio cittadino – per contribuire a salvaguardare la salute di tutte e tutti, perché in una situazione di disastro sanitario, frutto di decenni di privatizzazioni e illecite distrazioni di fondi pubblici in tutto il paese, non ci si trovasse, mai, a dover scegliere chi salvare.

Sappiamo che nessun diritto nasce assoluto, e in questa specifica situazione di emergenza ci siamo riscoperte unite e uniti nel considerare il diritto fondamentale alla salute come più importante rispetto ad altri principi essenziali, purché fosse per un tempo determinato e soprattutto con l’unico scopo di evitare il moltiplicarsi incontrollato dei contagi da corona virus.

Perché facciamo questa premessa? Perché, di fronte alle diverse notizie di abusi da parte delle forze dell’ordine nei confronti di chi hanno ritenuto agisse in violazione del divieto di uscire, evidenzia un punto essenziale: il problema dell’assenza del principio di ragionevolezza, cioè quel canone costituzionale dell’art. 3 in base al quale ogni limite, norma o sanzione concretamente imposta hanno senso e sono legittimi se effettivamente aderenti alla funzione che svolgono.

Ora, mentre la funzione, di cui abbiamo detto prima, la capiamo tutte e tutti, veramente non capiamo che senso abbia avuto dispiegare nella giornata del 25 aprile un contingente massiccio di forze dell’ordine davanti a sparut* attivist* che all’azione solidale – compiuta ogni giorno portando generi di prima necessità a tante famiglie in difficoltà – hanno voluto associare un messaggio politico, mettendo al centro temi come il reddito di sussistenza, i buoni spesa estesi a tutt*, la necessità di presidi sanitari di prossimità e di uno screening generalizzato, peraltro essenziale per riconoscere e contenere nel futuro eventuali focolai. Tutto, sempre nel più assoluto rispetto del distanziamento sociale.

Ancora, non capiamo e non possiamo accettare quello che è accaduto in altre città come Milano e Torino, dove più persone, tra cui anche anziani, sono state strattonate, trascinate, tirate giù con violenza dalla bicicletta. Questo comportamento è ingiustificabile e va ben al di là della più o meno chiara legittimità formale dei provvedimenti sul divieto di muoversi, marcando ancora una volta quella pericolosa propensione all’attacco che dal 2001, da Napoli e poi a Genova fino ad Amburgo, è a tutte e tutti tristemente nota.

Siamo solidali con gli attivisti del Lido Pola, multati e identificati mentre – nel pieno rispetto dei presidi di sicurezza – andavano a compiere atti urgenti di cura di un bene comune ampiamente riconosciuto – socialmente, ma anche giuridicamente – come presidio di solidarietà, anche durante l’epidemia. E non possiamo che guardare con preoccupazione a un futuro in cui sono ammesse soltanto le attività di produzione e di consumo, mentre la solidarietà è repressa o – nel migliore dei casi – dimenticata. 

Quindi, non permetteremo che restrizioni temporanee della nostra libertà di movimento, funzionali alla sola tutela della salute pubblica, si trasformino in una diminuzione dei nostri diritti costituzionali e delle libertà politiche, attuando una repressione contro i movimenti sociali e contro tutte e tutti coloro che esprimono un dissenso. Riteniamo, al contrario, che proprio il diritto di espressione e di libera manifestazione del pensiero vadano esercitati e salvaguardati ora più che mai, perché servono alla costruzione dal basso di una visione del futuro, che è ancora drammaticamente assente nel discorso pubblico, spesso infarcito di paternalismo e mera propaganda.

Non capiamo, infine, come si possa agire nel rispetto di prescrizioni normative che si moltiplicano a ogni livello istituzionale, generando un flusso continuo e ingiustificabile di informazioni vaghe, con la conseguenza di dotare le forze dell’ordine di una discrezionalità eccessiva. Chi stabilisce cosa significa “in prossimità dell’abitazione”? La mascherina si deve usare solo quando si passeggia o anche quando si fa un’attività sportiva come la corsa? Se l’incidenza del contagio tra i bambini è quasi inesistente mentre nelle fabbriche è elevata, perché queste si aprono e i bambini si lasciano a casa?

Più a monte, dobbiamo sapere che questo procedere a colpi di decreti solitari del presidente del consiglio e ordinanze del presidente della regione sta archiviando garanzie fondamentali, come la necessità che sulle libertà si decida in primo luogo con una discussione parlamentare. 

Nel marasma di ordinanze e provvedimenti di varia natura, nel caos dei livelli di decisionalità politica, la discrezionalità ha sostituito quindi la ragionevolezza, producendo un potere (tanto più pericoloso quanto meno gestito) esercitato dagli agenti in strada, spesso lasciando che questi stiano a fare “il lavoro sporco”, anche loro malgrado.

Non basta l’auto-responsabilizzazione dei cittadini, peraltro tristemente fomentata in una guerra delatoria tra individui e sotto minaccia della sanzione. Interdipendenza, mutualismo e sanità pubblica sono alcuni degli assi che, al contrario, ci permetteranno non solo di costruire un nuovo ordine del discorso pubblico, ma anche di proteggerci di fronte alle minacce già prodotte dallo sfruttamento massivo dei territori e della natura a livello globale, che si riveleranno ancora nel prossimo futuro.

La genericità delle prescrizioni istituzionali sta lasciando il campo a una pericolosa discrezionalità da parte delle forze dell’ordine. Per questa ragione è attivo uno sportello legale collettivo di coordinamento tra tutti gli spazi: scrivete a soccorsolegalenapoli@gmail.com per poter discernere e affrontare situazioni di abuso.

Potete naturalmente scriverci comunque, anche per partecipare alle attività e alle assemblee, sulla pagina facebook o all’indirizzo info@exasilofilangieri.it